Guangdong, ancora proteste sociali contro la requisizione delle terre
Migliaia di persone scendono in piazza a Lufeng per protestare contro il furto dei terreni. Dopo aver razziato la sede del Partito e la stazione di polizia, resistono in strada nonostante le cariche della polizia.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Diverse migliaia di persone sono da almeno 3 giorni in piazza contro il governo comunista di Lufeng, nella provincia meridionale del Guangdong, che avrebbe requisito con la forza la terra dei residenti. Gli abitanti del villaggio di Wukan hanno razziato la sede del Partito comunista locale e la stazione della polizia. Secondo alcune fonti le proteste, lanciate il 19 settembre scorso, sono ancora in corso. Ogni anno in Cina si verificano più di 90mila proteste sociali contro la corruzione dei dirigenti e le requisizioni forzate.

Secondo il governo di Lufeng, i manifestanti “sono centinaia”: diversi i feriti e moltissimi gli arrestati, e anche nella polizia circa 12 agenti sono stati coinvolti. Un comunicato ufficiale spiega che “sei macchine della pubblica sicurezza sono state ribaltate” ma non spiega perché le violenze siano nate. Nessuna traccia di una disputa sulle terre. Nel mirino c’è la società Country Garden, che con la complicità dei funzionari locali avrebbe acquisito in maniera illegale diversi ettari di terreno appartenenti alla comunità.

Quella delle proteste sociali è una pratica sempre più diffusa nella Cina contemporanea. Non potendo in alcun modo fermare la compravendita di terreni o frenare la corruzione dilagante, la popolazione decide sempre più spesso di scontrarsi apertamente con i rappresentanti della pubblica sicurezza. Il governo centrale di Pechino ha più volte richiamato i funzionari locali, ma per ora senza molti risultati. Secondo cifre ufficiali, vi sono ogni anno oltre 90 mila “incidenti di massa”, cioè proteste, manifestazioni e scontri con le forze dell’ordine.