West Java: estremisti islamici e autorità chiudono una chiesa protestante
di Mathias Hariyadi
Il capo-villaggio di Mekargalih, insieme a esponenti del Fronte di difesa islamico, ha cacciato i fedeli perché colpevoli di “attività di proselitismo” in un’area a maggioranza musulmana. Donna cristiana denuncia: “la polizia non ha il coraggio di affrontare i gruppi radicali”. Violati i principi sanciti nel Pancasila.
Jakarta (AsiaNews) – Un gruppo di estremisti riconducibili al Fronte di difesa islamico (Fpi), con l’avallo delle autorità, ha chiuso una chiesa protestante a Jatinangor, sotto-distretto di Bandung, capoluogo della provincia indonesiana di West Java. Il fatto è avvenuto il 30 settembre scorso, un venerdì, giorno dedicato alla preghiera dei musulmani. Come altre volte in passato, il sequestro del luogo di culto cristiano e l’interruzione delle attività religiose ad opera dei fondamentalisti, è avvenuto con l’aiuto dell’amministrazione locale.

Di recente erano circolate voci secondo cui la chiesa protestante era punto di ritrovo di una “comunità di neo-battezzati”. Inoltre, gli estremisti accusano il pastore Bernard Maukar – guida della comunità protestante – di proselitismo cristiano in un’area a grande maggioranza musulmana. Il capo-villaggio di Mekargalih (luogo in cui sorge la chiesa, ndr) Arief Saefolah rivendica il diritto di chiudere l’edificio, perché sarebbe “illegale” a suo insindacabile giudizio: “Questa zona è sotto il mio comando – ha spiegato il leader di Jatinangor alla comunità cristiana – e, per favore, andatevene il prima possibile”.

Le tensioni sono cresciute, fino alla resa dei conti finale il 30 settembre. Saefolah, insieme ai funzionari locali della sicurezza (i Satpol Pp) e a 30 membri del Fpi, hanno “requisito” tutte le proprietà cristiane, tra cui sedie, strumenti musicali, tavoli e macchine. Un donna appartenente alla comunità, conosciuta con il nomignolo di Pur, lamenta la chiusura della chiesa, puntando il dito contro la polizia che non ha fatto nulla per fermare l’atto “vandalico”. “La polizia non ha il coraggio – afferma – per affrontare questi gruppi radicali”.

Il capo-villaggio nega di aver coinvolto i fondamentalisti del Fpi per ottenere la chiusura della chiesa; al contempo, invita i fedeli ad “andare altrove” e trovare un nuovo luogo di culto in cui praticare la fede. La proposta è respinta con sdegno dai cristiani, perché costretti a lunghi spostamenti. Inoltre, la delibera di Arief Saefolah è in aperto contrasto con i principi stabiliti nel Pancasila, i principi ispiratori della moderna Indonesia che sanciscono il pluralismo e la libertà di culto.