Palestinesi alle urne fra speranze e insicurezza

Domenica 9 gennaio i palestinesi sceglieranno il successore di Arafat: Abu Mazen favorito per la vittoria abbassa i toni contro Israele e promette un “cessate il fuoco” dopo le elezioni.


Ramallah (AsiaNews/Agenzie) – Abu Mazen ha annullato la visita in programma oggi a Gerusalemme per motivi di sicurezza, mentre le autorità israeliane hanno arrestato ed espulso Mustafa Bargouti, l’avversario più insidioso per Abu Mazen alla vittoria finale nelle elezioni, perché cercava di entrare nella città santa per pregare alla moschea di al-Aqsa.

Questa mattina Mahmoud Abbas, detto Abu Mazen, il favorito alle presidenziali di domenica 9 gennaio, ha più volte cercato di entrare a Gerusalemme per tenere un comizio e pregare alla moschea di al-Aqsa, ma è stato fermato dalle forze di sicurezza israeliane che temevano attentati da parte di ebrei estremisti.

Abu Mazen ha affermato che “rimanderà la visita a Gerusalemme” senza precisare la data, ma le forze di sicurezza israeliane affermano di non aver ricevuto richieste di permessi d’ingresso.

Intanto Mustafa Barghouti è stato arrestato per la seconda volta dall’inizio della campagna elettorale perché ha cercato di entrare a Gerusalemme; le forze di sicurezza israeliane lo hanno scortato ad un checkpoint nel West Bank e lo hanno rilasciato.

Il controllo di Gerusalemme è uno dei punti più delicati in seno al conflitto israelo-palestinese: i palestinesi reclamano la zona di Gerusalemme est, conquistata dagli israeliani con la guerra del ’67, mentre Israele rivendica il dominio dell’intera città, luogo santo per ebrei, cristiani e musulmani, quale capitale dello Stato.

Il governo di Israele ha concesso ai palestinesi che vivono a Gerusalemme di partecipare alle elezioni in programma domenica, ma solo una piccola parte dei 120 mila elettori potranno votare in città, mentre la grande maggioranza dovrà recarsi in appositi centri collocati in periferia.

Ieri abu Mazen ha sottolineato la volontà di riprendere i colloqui di pace con Israele dopo il voto, in contrasto con le affermazioni fatte durante le giornate di dura campagna elettorale in cui ha definito la controparte israeliana “il nemico Sionista”.

Il governo israeliano chiede alla leadership palestinese di “prendere provvedimenti” contro i terroristi, premessa indispensabile per la ripresa dei colloqui di pace; Abu Mazen condanna le violenze definendole “controproducenti”, ma rigetta la nozione di israeliana dei “provvedimenti” contro i militanti e opta per un “cessate il fuoco” verso Israele.