Hunan: 21 condannati ai lavori forzati perché si lamentano degli espropri
Pene da 12 a 18 mesi per “avere ostacolato l’ordine sociale”: avevano manifestato in piazza Tiananmen domandando giustizia, avendo perso casa e terreni. In 30 anni 50 milioni di contadini sono stati espropriati. L’impotenza di Hu Jintao e Wen Jiabao.
Pechino (AsiaNews/Chrd) – Le autorità dell’Hunan hanno punito 21 persone ai lavori forzati (rieducazione attraverso il lavoro) perché hanno dimostrato e chiesto giustizia contro l’esproprio e la demolizione della loro casa. Il Comitato della rieducazione di Changsha ha obbligato le 14 donne e 11 uomini a pene da 12 a 18 mesi di reclusione nei campi di lavoro forzato. Altri quattro sono stati arrestati.

Il gruppo aveva raggiunto Pechino lo scorso agosto col desiderio di presentare una petizione al governo. Essi sono riusciti a manifestare in piazza Tiananmen con slogan e striscioni.
La polizia li ha presi e li ha accusati di “aver organizzato un incontro per ostacolare l’ordine sociale”. Alcuni del gruppo cercano di ottenere giustizia per l’esproprio da oltre 12 anni.

Lo sviluppo senza freni del Paese ha generato la ricerca di terreni per costruire aziende o immobili residenziali. Molto spesso questi terreni vengono trovati cacciando via vecchi abitanti o contadini, o pagandoli con somme molto al di sotto del valore di mercato. Negli ultimi 30 anni almeno 50 milioni di contadini hanno perso la loro casa e le loro terre, andando a gonfiare l’esercito dei miranti delle città.

L’esproprio di terre e case è divenuto uno dei motivi più gravi di tensione sociale. Lo scorso agosto, il presidente HU Jintao ha dichiarato che le ditte immobiliari dovrebbero fermarsi nell’usare terreni arabili. Il premier Wen Jiabao ha criticato il ruolo giocato da responsabili locali nella requisizione di terre.