L’inquinamento dell’Asia del sud aiuta la formazione di cicloni nel Mar arabico
Dagli anni ’90 è cresciuta sei volte la “nube marrone” che copre India, Pakistan e la gran parte dell’Oceano indiano settentrionale. Ne era già stata evidenziata l’influenza sui monsoni e la diminuzione dei ghiacciai dell’Himalaya. Una ricerca la evidenzia come causa delle tempeste che negli ultimi anni si sono intensificate e che provocano gravi perdite di vite umane e miliardi di dollari di danni.
Londra (AsiaNews/Agenzie) - L’inquinamento dell’Asia del sud sta aiutando il formarsi di mostruosi cicloni sul Mare arabico, costati centinaia di morti e miliardi di dollari di danni. Lo evidenzia una ricerca pubblicata da Nature sulla caligine, chiamata “nuvola marrone asiatica” che copre India, Pakistan e la gran parte dell’Oceano indiano settentrionale.

Spessa oltre tre chilometri, la nube contiene particelle brunastre di fuliggine di carbone e solfati prodotti da fabbriche, gas di scarico e biomasse scarsamente bruciate. Precedenti ricerche ne avevano mostrate l’influenza nel cambiamento dei monsoni e nella diminuzione dei ghiacciai nell’Himalaya.

Ora, un gruppo di scienziati guidati da Amato Evan, della University of Virginia, ha studiato i modelli dei cicloni del Mare arabico dal 1979 al 2010. Ne è risultato che storicamente si avevano due o tre cicloni all’anno e che erano di debole forza, anche se in mare erano in grado di creare violente tempeste.

I pochi cicloni erano legati alla stagione dei monsoni, che precedevano o seguivano: di solito uno in maggio-giugno e due o più tra agosto e dicembre. Ma all’incirca negli ultimi dieci anni il modello è cambiato, con la comparsa di tempeste nelle settimane immediatamente precedenti la stagione dei monsoni. Esse comprendono un ciclone che nel giugno 1998 ha provocato la morte di circa tremila persone nello Stato indiano del Gujarat.

A giugno 2007, il ciclone Gonu, di livello cinque, ha ucciso 49 persone in Oman (nella foto) e Iran e causato danni per quattro miliardi di dollari. A giugno del 2010, 26 persone sono morte in Pakistan e Oman, a causa del ciclone Phet, di livello quattro.

La ricerca presentata ora afferma che dagli anni ’90 la “nube marrone” di particolati è cresciuta di sei volte in volume. Il suo colore scuro assorbe la luce solare, rendendola una fonte di calore e provocando un raffreddamento dell’oceano sottostante, il che a sua volta crea una circolazione di venti e una corrente ascensionale dal mare all’atmosfera.

I cicloni nascono così e date le relativamente piccole dimensioni del Mare arabico - a confronto, ad esempio, con l’Oceano Atlantico – più della metà arriva a toccare terra. E anche quando sono deboli, possono provocare gravi distruzioni e perdite di vite.