Salgono le borse asiatiche, sperando sull’Italia e Mario Monti
di Paul Hong
Hong Kong a più 2,4; Tokyo a più 1,21; Seoul a più 2,11. Per gli analisti ciò è dovuto alla nomina del nuovo premier italiano, che saprà frenare le falle del debito sovrano in Italia e in Europa. Ma molti si domandano se questo “sequestro” della sovranità nazionale non sia in funzione di un governo mondiale della finanza internazionale.
Hong Kong (AsiaNews) – Le borse asiatiche sono in rialzo, dopo settimane di discesa o di stagnazione. Gli analisti attribuiscono la ripresa alle rassicuranti notizie che provengono dall’Italia e dalla nomina del nuovo premier Mario Monti, che potrebbe contribuire a risolvere la crisi dell’Italia e dell’euro. Ma in Italia diverse personalità sono scontente per la nomina, giudicata un “sequestro” della sovranità nazionale a favore della Banca centrale europea (Bce).

A metà giornata la borsa di Hong Kong era salita del 2,4%; quella di Tokyo dell’1,21; quella di Seoul del 2,11. Tutti sono d’accordo che i segnali positivi rispondono a una prospettiva meno pessimistica sull’euro e sul debito sovrano dell’eurozona.

Lo scorso anno l’Italia aveva un debito a 4,6% del Pil, simile a quello della Germania e minore della Francia (7,1%) e della Gran Bretagna (10,3). In più, le banche italiane sono sane ed hanno passato diverse volte i test europei. A ciò si aggiunge che gli italiani sono fra i popoli più risparmiatori dell’eurozona. Ma il mondo finanziario ha preso di mira i titoli di Stato italiani, abbassandone il valore.

“Sono in gioco le sorti dell’Europa e dell’Italia”, ha detto il presidente della Ue Herman Van Rompuy. Per ridurre il debito sovrano dell’Italia la Bce ha di fatto preteso la candidatura di Mario Monti a capo di un governo “tecnico” che faccia le riforme economiche e i tagli necessari per evitare la bancarotta del Paese (e dell’euro).

Mario Monti, 68 anni, laureato alla Yale University, è stato consigliere della Goldman Sachs e Commissario europeo ed è ora presidente dell’università Bocconi. L’incarico a lui affidato dal presidente Giorgio Napolitano è stato accolto con soddisfazione dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale.

Ma in Italia molti si domandano se questo indietreggiamento della politica lasciando spazio alle indicazioni della Bce non sia di fatto una rinuncia alla sovranità nazionale.

Un mese fa, l’economista Maurizio d’Orlando su AsiaNews aveva fatto notare che la crisi italiana era provocata ad hoc (v. 06/10/2011 Moody’s, l’instabilità e la moneta unica mondiale), per creare uno “sconquasso monetario”, sottomettendo tutti i Paesi “ad un’unica banca centrale controllata dalla grande finanza internazionale, quella che accentra la quasi totalità dell’emissione dei derivati e che ci ha regalato la bolla dei derivati”.

Alla sua voce si sono aggiunte in questi giorni anche quella di altri. Il prof. Roberto de Mattei, in “Corrispondenza romana”, spiega: “L’obiettivo non dichiarato della BCE è proprio la liquidazione degli Stati nazionali. L’Unione europea, presentata come una necessità economica, è stata infatti una precisa scelta ideologica. Essa non prevede la nascita di un forte Stato europeo, ma piuttosto di un non-Stato policentrico e caotico, caratterizzato dalla moltiplicazione di centri di decisione con compiti complessi e contrastanti. Ci troviamo di fronte a trasferimenti di potere che avvengono non verso una sola istituzione ma verso una pluralità d’istituzioni internazionali, le cui competenze rimangono volontariamente oscure. Ciò che caratterizza questa situazione è la grande confusione di poteri e la loro conflittualità latente o manifesta: in una parola un’assenza di sovranità tale da esigere il costituirsi di una suprema Autorità mondiale. L’ex presidente della BCE Trichet in un discorso tenuto a New York il 26 aprile 2010, presso il CFR ha esplicitamente evocato la necessità e l’urgenza di un super governo mondiale, che fissi regole economiche e finanziarie per affrontare lugubri scenari di depressione economica”.