P Greiche: Prematuro e fuorviante commentare i risultati elettorali
I dati ufficiali delle elezioni giungeranno solo a gennaio. Il portavoce della Chiesa cattolica egiziana avverte su i pericolosi allarmismi che danno Fratelli musulmani e salafiti al 40-60%. Partiti democratici in crescita, nonostante le poca organizzazione e i soli sei mesi di vita.
Il Cairo (AsiaNews) – “Le formazioni radicali islamiche non hanno ancora vinto del tutto. Questa è solo la prima fase delle elezioni. Occorre attendere i risultati delle altre due fasi, che avverranno a dicembre e a gennaio. Non è vero che da domani tutto l’Egitto diventerà musulmano radicale”. È quanto afferma p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, all’indomani delle prime elezioni libere dell’era post-Mubarak. Lo scorso 28 novembre hanno votato solo 17 milioni di egiziani su 52 milioni di aventi diritto. Le prossime tornate elettorali si terranno il 14 dicembre e il 3 gennaio 2012.

Con numeri che cambiano a seconda dei leaders intervistati e dei giornalisti, Fratelli musulmani e salafiti hanno già proclamato la loro “vittoria parziale”, millantando percentuali fra il 40 e il 60%. Molti giornali, fra cui il New York Times, parlano di esodo dei cristiani dall’Egitto, di cambiamento radicale della vita della popolazione e di eventuali scenari futuri in un Medio oriente e in un Nord Africa dominati dalle formazioni islamiste.

Secondo il sacerdote una vittoria dei partiti islamici è scontata, ma occorre attendere per vedere se essa sarà schiacciante o no. “I Fratelli musulmani – fa notare p. Greiche - è da 80 anni che lavorano di nascosto per vincere queste elezioni e salire al potere. I gruppi democratici esistono da soli sei mesi, ma sembrano aver raggiunto una presenza significativa, senza utilizzare i metodi illegali degli islamisti che offrono soldi, cibo e beni di prima necessità a chi li vota”. “Se questa tendenza continuerà – continua - i Fratelli musulmani non avranno la maggioranza assoluta in parlamento. In questo modo i partiti liberali potranno bloccare una eventuale deriva islamista dell’Egitto”.

P. Greiche dice che l’Egitto non è l’Iran, dove la salita al potere degli ayatollah è stata possibile perché la popolazione è al 98% musulmana, fatta eccezione per piccole minoranze. “Il nostro Paese – afferma - è l’unico Stato arabo con una consistente e influente comunità cristiana (22 milioni)”. A ciò si aggiunge la presenza di una popolazione di musulmani moderati che hanno aderito alla proposta dei partiti liberali, veri fautori della Rivoluzione dei gelsomini e della caduta di Mubarak.

Oggi, diversi leader dei Fratelli musulmani e dei salafiti hanno chiesto la possibilità di formare subito un governo di unità nazionale, tenendo conto di questi primi risultati. Il Consiglio supremo dei militari ha però rifiutato e fa sapere che intende restare per garantire la stabilità del Paese finché non saranno terminate tutte le fasi elettorali. Nonostante il rischio dei militari al potere, per molti cristiani questa è per ora l’unica garanzia per evitare una svolta radicale antidemocratica basata solo su proiezioni e sull’onda psicologica della popolazione.

Per p. Greiche da quando gli egiziani hanno cacciato il regime per avere una vera democrazia hanno anche deciso di mettersi in gioco secondo le regole di questo sistema. “Quindi – afferma - i partiti democratici devono lavorare in questi mesi per organizzarsi, farsi conoscere fra la popolazione più lontana dalle loro idee. Solo così si riuscirà a confrontarsi con le formazioni islamiste e limitare il loro potere”. (S.C.)