Criticava Putin, epurazioni alla rivista Kommersant-Vlast
di Nina Achmatova
L’oligarca vicino al Cremlino e proprietario dell’autorevole magazine, licenzia il direttore e il manager dopo un servizio sui brogli alle legislative del 4 dicembre.
Mosca (AsiaNews) – Due licenziamenti all’interno dell’autorevole quotidiano Kommersant per la pubblicazione di un servizio “poco rispettoso” verso il premier Vladimir Putin hanno riportato l’attenzione sulla libertà di stampa in Russia. Ieri il miliardario e azionista di Gazprom, proprietario di Kommersant, Alishes Usmanov, ha licenziato in tronco il direttore del settimanale Kommersant-Vlast e quello del gruppo proprietario della rivista, la Kommersant holding, per l’ultimo numero del magazine in cui si parla di “come sono state falsificate le elezioni” vinte dal partito putiniano Russia Unita.

Usmanov ha spiegato che alcune immagini con slogan anti-Putin pubblicati dal magazine “sfioravano un comportamento da teppisti”. Il servizio sui brogli alle urne nel contestato voto del 3 dicembre, contiene foto di una scheda elettorale con imprecazioni contro il premier e leader del partito.

“Non voglio discutere se meritavo o meno di essere licenziato, ma sono convinto fortemente che ho fatto tutto nel modo giusto e non mi pento dell’ultimo numero del giornale”, ha detto l’ormai ex direttore del magazine Vlast, Maxim Kovalsky, all’agenzia Interfax.

In molti pensano che la cacciata del direttore e del manager di Kommersant, sia la risposta di Putin al movimento d’opposizione che chiede la fine del suo “regno” pluridecennale. Un modo per rimarcare il suo controllo sui media e l'opinione pubblica, nonostante la crescente influenza di internet sull’opinione pubblica.

Dopo la notizia dei licenziamenti, alcuni giornalisti indipendenti hanno sottoscritto una dichiarazione di denuncia: “Non c’è libertà senza libertà di stampa – si legge nel testo roportato da radio Liberty – non ci sono società libere senza libera informazione. Una società che manca di vera informazione  mancherà di ogni libertà fondamentale”.