Il governo cinese ammette di aver nuovamente arrestato Gao Zhisheng
La notizia data dalla Xinhua, che non precisa i motivi del provvedimento, né dove l’avvocato che difende i diritti umani, scomparso da 20 mesi, sia stato portato. La famiglia è preoccupata e teme che in realtà sia stato ucciso. Da agosto le sparizioni dei dissidenti sono legali.
Pechino (AsiaNews) – E’ in prigione Gao Zhisheng, l’avvocato e attivista per i diritti umani del quale non si avevano notizie da 20 mesi. L’annuncio, dato da una breve notizia dell’ufficiale Xinhua, non precisa dove Gao sia detenuto e non tranquillizza i suoi familiari, i quali temono che in realtà sia stato ucciso, visto che a nessuno di loro viene consentito alcun contatto con il prigioniero.

Lo denuncia Chinese Human Rights Defenders (CHRD), Ong che controlla la situazione dei diritti umani in Cina, che riporta una dichiarazione rilasciata ieri per telefono da Gao Zhiyi, fratello maggiore di Gao, decondo il quale “i funzionari di governo in un primo tempo hanno negato di sapere dove egli fosse e ora dicono di averlo nuovamente messo in prigione. Questo prova che le autorità lo hanno avuto in mano per tutto questo periodo. Io temo che sia stato ucciso e che quello che dicono serva solo a prendere tempo”.

Gao, avvocato cristiano di 45 anni, una volta era un avvocato modello del Partito comunista. Negli anni è divenuto un attivista per i diritti umani: ha difeso cristiani, uiguri, membri del Falun Gong e altre vittime di soprusi. Nel 2006 era stato condannato a tre anni di prigione per “aver incitato la sovversione del potere statale”, ma la sentenza era stata sospesa e trasformata in libertò vigilata. Da allora aveva vissuto agli arresti domiciliari fino al febbraio 2009, quando la polizia lo ha portato via di nuovo. Dopo un lungo periodo di silenzio, è riapparso nel marzo dell’anno scorso. Ad aprile gli era stato permesso di recarsi al cimitero, scortato da quattro auto della sicurezza. Da allora è scomparso.

Le sparizioni di dissidenti sono divenute legali lo scorso 30 agosto, quando le autorità cinesi hanno pubblicato gli emendamenti al Codice di procedura penale. Oggi è legale mettere in atto le sparizioni forzate. Le autorità possono chiudere una persona in un luogo segreto senza informarne la famiglia o il mondo esterno, fino al punto che non si sa se una persona sia sparita per sempre. [v. 19/09/2011, "Con le 'sparizioni forzate' il Partito comunista cinese diventa una banda di criminali comuni"]