Egitto: continuano gli scontri fra esercito e manifestanti davanti alla sede del parlamento
Le violenze sono iniziate ieri pomeriggio durante una manifestazione contro l’esercito. La dura reazione dei militari ha fatto otto morti e circa 300 feriti. Giovane copto cattolico sottolinea lo shock della popolazione egiziana e definisce senza senso la repressione delle forze di sicurezza.
Il Cairo (AsiaNews) – Continuano gli scontri fra manifestanti e militari iniziati ieri pomeriggio davanti al palazzo del parlamento al Cairo, durante una protesta per chiedere le dimissioni del Consiglio superiore dei militari (Scaf). Il bilancio è per ora di otto morti e circa 300 feriti. L’escalation di violenza riaccende le polemiche contro l’esercito, che da mesi reprime nel sangue le proteste dei giovani.

“Non capiamo perché ci stanno facendo questo, la popolazione è sotto shock e attende una risposta da parte dello Scaf”, afferma Nagui Damian, giovane copto cattolico, vicino ai movimenti democratici sorti con la rivoluzione dei Gelsomini. “Gli scontri – spiega - sono andati avanti tutta la notte. L’esercito ha attacco senza scrupoli gente indifesa. Una ragazza (nella foto) è stata picchiata a sangue da diversi militari”. Gli scontri sono avvenuti pochi giorni dopo la seconda tornata elettorale delle elezioni egiziane, le prime dopo la caduta di Mubarak. Secondo il giovane, questo clima rischia di compromettere la terza fase del voto che si terrà a gennaio.

Iniziati ieri mattina dopo il pestaggio di un giovane manifestante da parte dei militari, gli scontri hanno raggiunto il culmine nel tardo pomeriggio, quando l’esercito ha sgombrato con la forza un campo allestito dai manifestanti nei pressi di piazza Tahrir. I giovani hanno reagito tentando di forzare il recinto di filo spinato che circonda il palazzo del parlamento. Ciò ha scatenato la risposta violenta delle forze dell’ordine, che hanno iniziato a lanciare dai tetti sassi e gas lacrimogeni, costringendo gli attivisti a ripararsi con caschi, fogli di metallo e antenne paraboliche. In serata il Primo ministro, ha affermato che quella in atto “non è una rivoluzione, ma un attacco all'Egitto”, definendo i giovani manifestanti dei contro-rivoluzionari, che vogliono destabilizzare il Paese.

Dallo scorso 25 novembre centinaia di egiziani protestano contro la nomina da parte dell'esercito al potere di Kamal el Ganzuri a nuovo capo del governo. Ganzuri è stato primo ministro sotto la presidenza di Hosni Mubarak. Gli attivisti richiedono inoltre il passaggio dei poteri dal Consiglio supremo delle forze armate all'autorità civile. (S.C.)