Kirkuk, l’anno prossimo Natale sarà anche festa civile
di Joseph Mahmoud
Lo ha deciso il governatore della città, Najim al-din Umar Karim. Egli ha anche promesso che spingerà il governo centrale a rendere il 25 dicembre una festa nazionale. Alla messa di Natale a Kirkuk hanno partecipato oltre 2mila fedeli. Gli auguri dei responsabili musulmani. L’invito ai cristiani fuggiti all’estero a tornare in Iraq.
Kirkuk (AsiaNews) – Il governatore di Kirkuk ha dichiarato che dall’anno prossimo il giorno di Natale sarà anche festa civile per tutta la città. Il governatore, Najim al-din Umar Karim, ha espresso questa sua decisione presentando gli auguri all’arcivescovo caldeo Louis Sako e ai cristiani radunati in cattedrale per la messa del 25 dicembre. Egli ha anche promesso di sollecitare il governo centrale di Baghdad perché Natale sia un giorno di festa per tutti gli irakeni.

La ricca città di Kirkuk è da tempo teatro di violenze, molte di esse rivolte proprio contro i cristiani. Nonostante ciò, l’arcivescovo di Kirkuk ha detto ad AsiaNews che alla messa di Natale, celebrata di giorno per questioni di sicurezza, hanno partecipato oltre 2mila fedeli. L’entrata della chiesa era abbellita da un presepe a forma di tenda di beduini (v. foto), per sottolineare la venuta di Gesù nell’ambiente irakeno.

A sottolineare il desiderio della convivenza, tutti i responsabili della città, dell’esercito e della polizia, insieme alle autorità religiose musulmane, con i sono venuti in chiesa per offrire i loro auguri di Natale. Parlando ai fedeli radunati, il governatore di Kirkuk ha esaltato la missione di Gesù Cristo, “principe della pace” e ha invitato i cristiani fuggiti dal Paese – circa 600mila - a ritornare in Iraq.

“Senza di loro – ha detto – all’Iraq manca qualcosa di sostanziale. Senza di loro l’Iraq non è l’Iraq”.
Najim al-din Umar Karim ha anche apprezzato il ruolo che l’arcivescovo Sako svolge nel sostenere il dialogo fra cristiani e musulmani.

Intanto cresce la tensione fra sunniti e sciiti, dopo il tentativo di arresto del vicepresidente Tariq al-Hashemi, sunnita del partito al-Iraqiyya, accusato di appoggiare il terrorismo. Per protesta l’intero gruppo di al-Iraqiyya – che raccoglie la maggior parte dei sunniti - sta boicottando il parlamento e accusa il premier al Maliki, sciita, di voler monopolizzare il suo potere.

La tensione fra sunniti e sciiti sembra essere alla base di una ripresa di attacchi terroristi nella capitale. Ieri almeno 7 persone sono state uccise e 27 ferite per lo scoppio di un’autobomba vicino al ministero degli interni; il 22 dicembre una serie di attacchi coordinati ha fatto 70 morti.