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Il Parlamento arabo chiede il ritiro immediato degli osservatori dalla Siria
L’organismo consultivo della Lega araba afferma: “La missione della Lega araba ha fallito il suo obiettivo”, e grazie ad essa il regime continua a compiere atti disumani. In Siria ci sono 60 osservatori, un secondo gruppo dovrebbe arrivare il 5 gennaio. Altri morti all’inizio dell’anno; il primo è un bambino di sette anni.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Un organismo consultivo della Lega araba ha chiesto ieri il ritiro immediato degli osservatori inviati in Siria per verificare la situazione nel Paese. Ali Salem al-Deqbasi, il kuwaitiano capo del “Paralamento arabo”, il gruppo consultivo che può emettere raccomandazioni non cogenti ha dichiarato che la presenza degli osservatori aiuta a coprire “le fragranti violazioni” commesse dal regime di Bashar al-Assad. Secondo al-Deqbasi, la missione fornisce “una copertura a commettere atti disumani sotto il naso della Lega araba”.
Il “Parlamento arabo” è formato da 88 membri e vi sono presenti i delegati di tutti gli Stati membri. Al-Deqbasi ha dichiarato in un comunicato: “La missione della Lega araba ha mancato il suo obiettivo di fermare l’uccisione di bambini e di assicurare il ritiro delle truppe dalle piazze, dando al regime siriano la coperta per commettere atti inumani sotto il naso degli osservatori”. Fino ad oggi in Siria sono presenti circa 60 osservatori; a fronte di un quadro di proteste presente in almeno 300 città. Un secondo gruppo di osservatori dovrebbe giungere il 5 gennaio nel Paese per intensificare l’opera di controllo.
In Siria si continua a morire. Quello che è definito dall’opposizione il “primo martire del 2012” è un bambino di sette anni ucciso a Hama, nel centro del Paese, dai proiettili delle forze di sicurezza che miravano a colpire l’auto di suo padre. Quattro altri civili sono morti a Homs, uno dei focolai principali dell’opposizione, di cui due uccisi dalle milizie pro-regime. Le notizie non possono essere confermate in maniera indipendente perché il governo vieta l’ingresso ai giornalisti stranieri.
La protesta continua in tutto il Paese, come testimoniano numerosi video postati su YouTube. A Aleppo, nel nord, dei giovani hanno manifestato a sostegno di Homs e Deraa, al grido di “Assad è il nemico di Dio”. “Nuovo anno senza ferro e catene, auguriamo Buon anno ai fratelli cristiani” era scritto su uno striscione. Nel frattempo, le maggiori banche private siriane hanno visto i loro clienti ritirare denaro con una crescita di centinaia di milioni di dollari negli ultimi tre mesi dell’anno rispetto al periodo precedente.