Attentato all'arcivescovado caldeo di Kirkuk
di Joseph Mahmoud
Il vescovo mons. Sako e i suoi collaboratori stanno bene. I terroristi provenivano da Baghdad. Due sono stati uccisi, uno arrestato. L'obbiettivo pare dovesse essere una parlamentare turkmena, la cui casa รจ vicino all'arcivescovado. Cresce la tensione sunniti-sciiti.
Kirkuk (AsiaNews) - Quest'oggi, all'una e quarto, due persone hanno cominciato a fare fuoco contro le guardie davanti le mura dell'arcivescovado caldeo di Kirkuk. I terroristi sparavano da una macchina Kia Bianca. Le guardie hanno subito risposto al fuoco. A 100 metri di distanza vi era una macchina della polizia che ha dato man forte alle guardie, sparando anch'essi contro i terroristi. Due di essi sono morti, uno è stato arrestato. Nello scontro sono state ferite 5 persone, tutti poliziotti.

Nessuno delle persone presenti in arcivescovado è rimasto ferito. Il vescovo, illeso, era appena tornato insieme ad un sacerdote da una visita alla chiesa parrocchiale di S. Maria Vergine.

Per ora non si sanno le ragioni dell'attacco. La polizia ipotizza che l'obiettivo poteva essere la  vicina casa di una donna turchmena, Jala Niftaji membro del parlamento centrale. Tre giorni fa avevano attaccato la sua casa.

Dalle prime ricostruzioni, pare evidente che i terroristi non erano di Kirkuk. Le carte d'identità trovate nelle tasche dei due uccisi dicono che la loro residenza era a Baghdad. Una fonte di AsiaNews a Kirkuk spiega: "Si capisce che i killer non sono di qui. La strada dell'arcivescovado è una via centrale, ben protetta, con molti soldati e polizia, vicino alla casa del governatore. Come pensavano di poter mettere a segno il loro attacco? E' evidente la loro mancanza di preparazione. E questa loro ignoranza, spiega anche perchè hanno sparato contro l'arcivescovado, pur volendo forse attaccare la casa della leader turkmena".

Va notato che Jala Niftaji è membro del partito al Irakiya di Iyad Allawi. Da settimane questo partito, che raccoglie i sunniti, è in rotta con il partito del premier al Maliki, bacino del voto sciita. La situazione in tutto il Paese è molto preoccupante per il vuoto di potere che è venuto a crearsi dopo che al-Maliki ha emesso un ordine di cattura per il vice-presidente, il sunnita Tariq al-Hashemi, accusato di finanziare gruppi terroristi. Al-Hashemi nega tutte le accuse e si è rifugiato nel nord dell’Iraq, nella regione kurda. Il suo partito, al-Iraqiya sta boicottando le sedute in parlamento e accusa al-Maliki di cercare il monopolio del potere. Molti analisti temono che possa scatenarsi una guerra civile (v. 10/01/2012 Il conflitto fra sciiti e sunniti, per la divisione confessionale dell’Iraq ).