Siria, ucciso giornalista francese. Mosca: si prepara uno "scenario libico"
Il reporter di France 2 รจ morto mentre a Homs stava intervistando un gruppo di manifestanti pro-regime nel quartiere alauita, colpito da razzi. Il capo del Consiglio di sicurezza russo afferma che si sta preparando una no-fly zone per proteggere i ribelli.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Un reporter televisivo di “France 2”, Gilles Jacquier, è stato ucciso ieri in Siria mentre si trovava a Homs in un quartiere alauita (quindi considerato filo-Assad) attaccato da alcune granate esplosive. Un suo collega, il cameramen olandese Christophe Kenck , è rimasto ferito. Intanto si registrano difficoltà e divisioni all’interno della missione degli osservatori della Lega araba. Due dei circa 165 osservatori inviati finora avrebbe dichiarato di voler abbandonare l’incarico, e la Lega ritarderebbe l’invio di altro personale dopo l’aggressione subito da una squadra a Lattakia da parte di manifestanti anti-regime.

Damasco accusa “terroristi armati” per l'attacco in cui Gilles Jacquier ha perso la vita. “Deploriamo l'uccisione del reporter francese e promettiamo di punire le bande di terroristi che hanno sferrato l'attacco” afferma il ministero degli Interni. Il ministro dell’Informazione ha espresso “profondo dolore” per la morte di Jacquier, vincitore lo scorso anno del Premio Ilaria Alpi per un reportage sulla rivoluzione tunisina. Testimoni oculari riferiscono che il bilancio dell'attentato è di 8 morti e 25 feriti. I reporter facevano parte di una delegazione di cronisti portati in visita dalle autorità di Damasco in città e sono rimasti vittime del lancio di un razzo Rpg. Jacquier aveva coperto con i suoi reportage le situazioni di conflitto in Afghanistan, Iraq, Israele, Algeria e Haiti. Si tratta del primo giornalista occidentale morto in Siria dall'inizio delle rivolte civili nel marzo scorso. L'incidente è avvenuto nel quartiere di al-Karrama. Poco prima di essere ucciso aveva intervistato alcune persone a una manifestazione pro-Assad.

La situazione nel Paese appare estremamente confusa. Uno degli osservatori della Lega araba, l’algerino Anwar Malek, ha deciso di abbandonare il suo compito. Malek ha dichiarato alla Tv Al Jazeera, critica del regime di Assad, che se ne andava perché la missione era “una farsa”, perché “la violenza in Siria non si è fermata, e noi non riusciamo a fare nulla per le vittime”. Un secondo osservatore, che ha chiesto l’anonimato, ha dichiarato di essere pronto a partire: “La missione non è chiara, non serve ai cittadini, non serve a nulla. Le autorità siriane hanno sfruttato la debolezza della missione per non dare nessuna risposta sul terreno”. La missione della Lega araba in Siria è iniziata il 26 dicembre scorso.

Nel frattempo l'ex responsabile del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev, ha dichiarato che membri della Nato, e in particolare la Turchia, e alcuni Paesi del Golfo stanno preparando un intervento militare. “Stiamo ricevendo informazioni che membri della Nato e alcuni Paese del Golfo, lavorando su uno ‘scenario libico’ vogliono spostarsi da un intervento indiretto in Siria verso un intervento diretto”, ha dichiarato a Interfax il capo della Sicurezza di Mosca. ''E' possibile che Washington e Ankara stiano già definendo varie opzioni di 'no-fly zone' , dove squadre armate di ribelli siriani potrebbero essere formate e concentrate'', ha aggiunto.