Critiche al governo nell’anniversario del giornalista ucciso
di Melani Manel Perera
Una manifestazione per ricordare Lasantha Wickrematunga, assassinato l’8 gennaio 2009. La polizia non ha mai arrestato i colpevoli. Secondo attivisti per i diritti umani, rappresentanti della società civile e politici dell’opposizione, il presidente Rajapaksa è “responsabile” della morte del giornalista.
Colombo (AsiaNews) – “Con le sue azioni, il governo dello Sri Lanka dimostra di aver fallito nel proteggere la democrazia e i diritti umani”. Lo afferma Brito Fernando, presidente del Platform for Freedom (Pff), in occasione del terzo anniversario della morte di Lasantha Wickrematunga, il noto giornalista investigativo del Sunday Leader assassinato l’8 gennaio 2009. In memoria dell’uomo, attivisti per i diritti umani, giornalisti, rappresentanti della società civile e politici dell’opposizione hanno partecipato a una manifestazione. Alla commemorazione, ha partecipato via Skype anche Sonali Wickrematunga, la moglie del giornalista ucciso che oggi vive negli Stati Uniti.

Lasantha è stato ucciso da quattro uomini a bordo di motociclette, mentre stava guidando, per aver criticato più volte la guerra civile e denunciato le violazioni dei diritti umani perpetrate dall’esercito. Consapevole dei rischi che correva, egli aveva già scritto il proprio necrologio. Pubblicato pochi giorni dopo il suo assassinio, nell’articolo accusava il presidente Mahinda Rajapaksa della sua morte.

Per Ranil Wickremasinghe, leader del partito d’opposizione United National Party ed ex premier, “il fallimento nel risolvere l’assassinio di Lasantha rende questo governo responsabile della sua morte”. Il politico si domanda: “Se sono riusciti a catturare il leader delle Tigri Tamil Kumaran Pathmanadan mentre era all’estero, com’è possibile che non si riescano a trovare gli assassini di Lasantha?”.

“Questo regime – sottolinea Nimalka Fernando, del Women’s Forum for Peace – dovrebbe rispondere di tutte le violenze subite dalla popolazione. Perché nessuno parla degli abusi di cui sono state vittime le donne nella Northern Province [zona più colpita dalla guerra, ndr]? Per questo i media hanno una grande responsabilità: fare tutto il possibile per proteggere i diritti umani, l’uguaglianza e la libertà politica, al fine di costruire la democrazia”.

Dal 2006 al 2009 in Sri Lanka sono morte 14 persone, tra giornalisti e lavoratori nella comunicazione. Dalla fine della guerra civile (2009), il governo continua a ribadire che nel Paese c’è piena libertà d’espressione.