Sale a 48 morti e 92 dispersi il bilancio del sisma di Negros e Cebu
Nella città della costa orientale dell’isola centinaia di persone sono ancora sepolte sotto le macerie e si scava a mani nude. La Caritas filippina avverte che le scorte di cibo stanno esaurendo. Frane e smottamenti bloccano le strade e rendono impossibile l’arrivo degli aiuti umanitari. La chiesa cattolica locale apre chiese, cappelle e scuole per dare rifugio alle centinaia di famiglie sfollate.
Manila (AsiaNews) – Sale a 48 morti e 92 dispersi il bilancio del terremoto di magnitudo 6,9 che lo scorso 6 febbraio ha colpito le isole di Negros e Cebu (Filippine Centrali). Nella parte orientale dell’isola la scossa ha distrutto decine di città e villaggi. Centinaia di persone sono rimaste sepolte sotto le macerie. Alvin Futalan, responsabile della polizia di Guihulngan (100mila abitanti), spiega che nella città sono crollati centinaia di edifici e si scava a mani nude. Il National Disaster Risk Reduction Management Council (Ndrrmc) ha registrato oltre 700 scosse di assestamento, che a due giorni dal sisma stanno provocando frane e smottamenti, bloccando le squadre di soccorso e l’arrivo degli aiuti umanitari.

Suor Mapet portavoce della Caritas filippina (National Secretariat of Social Action, Nassa), afferma ad AsiaNews che “per aiutare i superstiti, le parrocchie delle diocesi terremotate di Dumaguete e San Carlos (Isola di Negros, Filippine centrali) stanno dando fondo alle scorte, che si stanno esaurendo”.

La religiosa spiega che la situazione è drammatica. Il terremoto ha reso le strade impraticabili, cinque ponti sono crollati e su altri cinque si passa solo con mezzi leggeri o a piedi. “Le parrocchie – afferma suor Mapet - hanno aperto chiese, cappelle e scuole per ospitare le centinaia di famiglie sfollate e organizzato raccolte di cibo, coperte e vestiti fra i parrocchiani non danneggiati dal sisma. Attendiamo di ora in ora gli aiuti chiesti alla Caritas internazionale e al governo”. (S.C.)