Hangzhou, condannato a 7 anni il “poeta dissidente”
Zhu Yufu ha già scontato diversi anni di prigione per il suo impegno a favore della democrazia. Dissidente sin dal 1979 - collaborò al Muro della democrazia di Wei Jingsheng - è stato ritenuto colpevole di “incitare alla sovversione anti-statale”. In vista dell'Assemblea nazionale del popolo e del Congresso del Partito aumentano le condanne contro le voci libere.
Hangzhou (AsiaNews) - La Corte intermedia del popolo di Hangzhou ha condannato oggi a sette anni di prigione (più altri tre di privazione dei diritti politici) il dissidente Zhu Yufu. L’uomo, noto per il suo impegno insieme a Wei Jingsheng ai tempi del Muro della democrazia, è stato condannato per “aver incitato alla sovversione del potere statale”. Lo conferma il Chinese Human Rights Defender.

La sua condanna si aggiunge a quelle emesse contro Chen Wei, Chen Xi e Li Tie, dissidenti di tutto il Paese mandati in galera lo scorso dicembre, e segnala il nervosismo di Pechino in vista del 18mo Congresso nazionale del Partito. Zhu è ritenuto colpevole di aver scritto una poesia che incita il popolo alla ribellione contro il regime comunista. La conferma delle accuse viene dal suo avvocato, Li Dunyong, secondo cui la prima udienza si è svolta lo scorso 16 gennaio a Hangzhou.

La detenzione del dissidente dura però dall’aprile del 2011, quando gli agenti di pubblica sicurezza lo hanno arrestato nel corso di una campagna mirata a reprimere sul nascere ogni forma di sostegno alla Primavera araba da parte dei democratici cinesi. Zhu è stato in galera già due volte: la prima nel 1999, condannato a 7 anni, e la seconda nel 2007 per altri due anni.

La poesia incriminata si intitola “È arrivato il momento”. In uno dei versi si legge: “Popolo cinese, è arrivato il momento. La piazza appartiene a tutti e i piedi sono vostri, è il momento di usarli e di scendere in piazza per prendere una decisione”. Secondo il suo legale, Zhu non è coinvolto nella campagna in corso su internet per portare anche in Cina le rivolte di piazza che hanno caratterizzato i Paesi arabi. Tuttavia, per timore di un’ondata di proteste, il governo ha rastrellato i dissidenti democratici e, in vista dell'Assemblea nazionale del popolo in marzo  e del Congresso del Partito in ottobre, continua a reprimere ogni voce libera.