Ancora un mufti ucciso nel Caucaso russo
di Nina Achmatova
A Stavropol attentato contro il vice mufti regionale: la sua macchina esplosa sopra un ordigno. Si segue la pista dell'estremismo, ma anche quella di una vendetta personale.

Mosca (AsiaNews) - Non si fermano gli omicidi contro leader religiosi musulmani nel Caucaso russo. L'ultima vittima è il vice mufti di Stavropol, Kurmani Ismailov, ucciso mentre viaggiava nella sua auto, lo scorso 13 febbraio, con un ordigno composto da 400 grammi di Tnt.

Sul suo caso è stata aperta un'indagine e gli inquirenti stanno valutando quattro piste, come ha fatto sapere il Comitato investigativo locale: estremismo islamico, vendetta personale, teppismo e debiti.

Gli inquirenti ritengono che il movente possa essere legato "all'attività di Ismailov". Secondo il sito Kavkazsky Uzel (nodo caucasico), il mufti era "una delle personalità islamiche più influenti in Russia". Era stato arrestato l'anno scorso per sospetto possesso di esplosivo illegale, ma rilasciato prima ancora che venisse formulata un'accusa. Il mufti di Stavropol, Muhammad Rakhimov, ha dichiarato a Interfax che il suo vice non aveva mai raccontato di essere stato minacciato. "Era una persona che cercava sempre di smussare i conflitti e mai di approfondirli", ha dichiarato. 

Non si tratta del primo attacco verso un'autorità religiosa nel Caucaso russo. Imam e mufti sono diventati negli ultimi anni bersaglio frequente di attentati: nel 2006 si era registrata una vera e propria campagna di assassini mirati verso religiosi ufficiali, come risposta alle critiche più esplicite al wahabismo mosse dalle moschee locali, su richiesta del Cremlino impegnato nel contenere i movimenti separatisti.