Le richieste del card. Tong ai fedeli e al governo di Hong Kong
Il nuovo cardinale offre alla diocesi il suo messaggio quaresimale, sottolineando il valore della condivisione. E al futuro governatore chiede che Hong Kong abbia piena democrazia e venga corretto il liberalismo assoluto in cui è immerso il territorio, preoccupandosi delle case popolari, dell'educazione, della pensione, delle cure mediche degli abitanti più bisognosi.

Hong Kong (AsiaNews/SE) - Nel giorno in cui il papa ha conferito la berretta cardinalizia a mons. John Tong, sul giornale della diocesi di Hong Kong sono apparsi due messaggi, uno ai fedeli, uno al governo della città.  In essi il neo-cardinale chiede a tutti i cattolici di testimoniare la fede e i doni ricevuti attraverso la generosità, la pazienza, il perdono e la preghiera. Nel messaggio rivolto al governo e alla situazione politica, il card. Tong ribatte la necessità di una piena democrazia per il territorio, con il suffragio universale e l'elezione diretta del capo dell'esecutivo, oltre a domandare una politica attenta alle fasce più deboli della popolazione.

Entrambi i messaggi sono pubblicati sul Sunday Examiner del 18 febbraio.

Quello rivolto ai fedeli è il messaggio quaresimale del vescovo, il primo da cardinale. Dopo aver ricordato tutti i doni ricevuti da Dio (famiglia, salute, fede, amici, opportunità...),  il card. Tong chiede ai fedeli di condividere tali doni con le persone che si incontrano nella vita quotidiana: " Dovremmo cercare di trovare occasioni per aiutare gli altri con il nostro tempo e denaro, soprattutto i deboli e i marginali della nostra società. Vi sono molte agenzie caritative che compiono un buon lavoro nella città e apprezzano tanto qualunque donazione.  Dare il nostro tempo ai malati, agli amici, alle persone anziane e agli orfani è anche un altro modo per mostrare gratitudine e abnegazione".

Il vescovo di Hong Kong sottolinea che è necessario prendersi cura non solo "dei bisogni materiali degli altri, ma anche dei loro diritti e della loro libertà come figli di Dio. Ciò è inseparabile dalla nostra fede e spiritualità. E dovremmo anche fare buon uso di tutte le opportunità per parlare in pubblico e lottare per la giustizia sociale, come testimoni dell'amore di Cristo".

Vale la pena ricordare che la diocesi di Hong Kong è fra le più attente alla libertà religiosa e di parola in Cina e ha lanciato diverse campagne per la liberazione di vescovi e sacerdoti in prigione, come pure a favore del premio Nobel Liu Xiaobo.

Il secondo messaggio tratta di alcune "attese" della diocesi verso il nuovo governo di Hong Kong. Il 25 marzo prossimo vi sarà l'elezione del nuovo governatore di Hong Kong. Tale elezione è fatta da 800 rappresentanti delle corporazioni della città, oltre a personalità cooptate dal governo (e dalla Cina).

Il testo a firma "La diocesi di Hong Kong", riafferma la necessità che le elezioni del capo dell'esecutivo, come pure quelle legislative avvengano secondo il suffragio universale, all'interno di una struttura democratica che né Gran Bretagna in passato, né la Cina a tutt'oggi vogliono dare ad Hong Kong.

Nel messaggio si domanda al governo di prendere più a cuore la situazione della popolazione soprattutto per ciò che riguarda l'edilizia popolare, le cure mediche, l'educazione e la pensione di anzianità.  In tutti questi anni di liberalismo sempre più sfrenato, il governo ha preferito abbandonare ogni intervento nell'economia. La conclusione è che acquistare una casa per le giovani coppie è divenuto "un sogno"; le cure per disabili e infermi gravi sono "insufficienti"; la maggioranza della popolazione non gode di alcuna pensione; l'educazione è divenuta un lusso.

"Ogni governo - afferma il messaggio - ha il dovere specifico di armonizzare i differenti interessi settoriali sotto l'esigenza della giustizia".