Mindanao: l'esercito arresta presunto leader di Abu Sayyaf
Abdullah Patah Ismael, noto come Patah Hamiakm รจ accusato di aver decapitato decine di soldati. Fonti di AsiaNews criticano l'azione sbrigativa dell'esercito. Per gli abitanti l'uomo catturato dai militari sarebbe solo un criminale comune.

Zamboanga (AsiaNews) - Dubbi e riserve sull'identità di Abdullah Patah Ismael, presunto leader di Abu Sayyaf, catturato questa mattina a Santa Isabela (Basilan, Mindanao) dalle forze speciali dell'esercito filippino. Per l'esercito egli avrebbe decapitato decine di persone; secondo fonti di AsiaNews  egli è solo un criminale comune e i militari hanno dato la notizia senza verificare la sua vera identità.

Noto all'Interpool con il nome di battaglia di Patah Hamiakm, l'uomo è accusato di crimini atroci. Nel 2007 avrebbe ordinato la decapitazione di 10 soldati durante gli scontri di Al-Barka (Basilan).  Nel 2010 sarebbe fra gli organizzatori degli attentati di Santa Isabela costati la vita a 15 persone.

Tuttavia secondo le fonti, il Patah arrestato dall'esercito è solo un piccolo trafficante e non il  membro di spicco di Abu Sayyaf descritto sui giornali. A tut'oggi solo le agenzie internazionali hanno riportato la versione dei responsabili dell'esercito. "I quotidiani locali vogliono attendere prima di scrivere la versione definitiva - spiegano le fonti - tutti conoscono lo stile dei militari. Per mantenere alto il loro prestigio, essi arrestano spesso criminali o anche persone innocenti, spacciandoli per importanti leader terroristi". 

Secondo le fonti l'esercito teme un drastico taglio dei fondi dopo gli sviluppi degli accordi fra governo e ribelli del Moro Islamic Liberation Front. Per questa ragione nelle ultime settimane hanno dato molto risalto alle operazioni contro i terroristi. Lo scorso 2 febbraio i militari hanno annunciato l'uccisione di Zulfifli bin Hir, capo della Jemaah Islamiah, Gumbahali Jumdail, leader di Abu Sayyaf e Mumanda Ali, fra gli autori della strage di Bali.  Essi sono morti nella jungla di Jolo insieme ad altri 13 miliziani durante un raid aereo, ma a tutt'oggi si attende la prova del Dna per la conferma definitiva.    

La regione di Mindanao a maggioranza musulmana è da oltre 40 anni teatro di un conflitto tra esercito filippino e gruppi estremisti islamici che lottano per ottenere l'indipendenza dell'isola e creare uno Stato islamico governato dalla sharia. Nonostante i negoziati con il Moro Islamic Liberation Front (Milf), storico movimento separista islamico - Abu Sayyaf e Jemaah Islamiyah hanno continuato a compiere rapimenti e attentati contro edifici cristiani e governativi. In questi anni le comunità cattoliche di Jolo e Basilan sono state spesso bersaglio di attacchi. Il più grave è avvenuto il 7 luglio 2009, quando una bomba esplosa dentro la cattedrale di Jolo, provocando sei morti e 40 feriti. (S.C.)