Patriarcato di Mosca invita i manifestanti al perdono nel giorno delle proteste pre-elettorali
di Nina Achmatova
Portavoce Chaplin: perdonare chi non ha le stesse idee politiche. Per il 26 febbraio, ultima grande manifestazione anti-Putin prima delle presidenziali.

Mosca (AsiaNews) - Alla vigilia della prossima grande manifestazione indetta dall'opposizione a Mosca, a una settimana dalle presidenziali, il Patriarcato russo-ortodosso invita i manifestanti a perdonare chi non ha le stesse visioni politiche. Il 26 febbraio, l'opposizione anti-Putin ha intenzione di cingere simbolicamente il Cremlino con una catena umana, senza striscioni o slogan politici, ma solo con il colore bianco, simbolo della cosiddetta 'rivoluzione della neve'. Il 26 febbraio, però, si celebra anche la festa del Perdono, l'ultima domenica della settimana di Maslenitsa (il carnevale russo), che apre il Bolshoj Post (il grande digiuno di preparazione alla Pasqua).

"Questo è soprattutto un giorno di perdono - ha detto il portavoce del Patriarcato, l'arciprete Vsevolod Chaplin - se i manifestanti perdoneranno tutti quelli con cui hanno frizioni e dissapori, sarà la cosa migliore che possa succedere nella Domenica del Perdono".

In generale, ha aggiunto, l'ultima domenica prima della Quaresima "non è il giorno migliore" per una manifestazione, ma se si tratta di dimostrazioni in cui le persone non si insultano o si incita all'odio, "non è un peccato" prendervi parte.

L'imminente Quaresima, ha spiegato Chaplin, "è la vera primavera russa che è sostanzialmente differente dalla primavera araba". Per il rappresentante del Patriarcato, "la primavera araba è caos, mentre quella russa è mettere in ordine la propria anima, la propria mente e la propria vita". L'unica primavera a cui si prepara la Russia, a detta di Chaplin, è "quella spirituale", in vista della Pasqua.

Il sacerdote ha poi invitato i cittadini a recarsi alle urne il 4 marzo per eleggere il nuovo presidente, che stando agli ultimi sondaggi indipendenti, dovrebbe essere Vladimir Putin, vincitore già al primo turno con il 63% dei consensi. "La partecipazione al voto è importante - ha detto - ma nessuno può forzare qualcun altro a farlo". Ha poi rivendicato il diritto della Chiesa a esprimere le proprie opinioni anche in campo politico. "Sarebbe strano se il Patriarca o altri leader ecclesiastici dovessero stare in silenzio durante la campagna elettorale e non avere incontri pubblici con i candidati".
Il riferimento è alle polemiche sollevate dalle parole del Patriarca Kirill nell'incontro con Putin di metà febbraio, quando aveva definito gli ultimi 12 anni un "miracolo" per la Chiesa in Russia, facendo intendere che l'artefice di quel miracolo fosse proprio Vladimir Vladimirovich.

Nel tentativo di cercare di rimanere neutrale, la Chiesa ortodossa da una parte strizza l'occhio alla piazza e dall'altra continua a sostenere il potere centrale, consapevole dell'importanza di avere l'appoggio del Cremlino. Dopo l'esplosione delle prime proteste per elezioni oneste, il Patriarcato ha invitato le autorità ad ascoltare le istanze della piazza e allo stesso tempo, però, ha avvertito i russi che la cosa più importante è non ripetere un'altra rivoluzione.