I figli degli immigrati clandestini “sono figli di Dio. E il futuro della Corea”
di Joseph Yun Li-sun
Il presidente della Commissione episcopale per i migranti della Corea del Sud, monsignor Lazzaro You Heung-sik, racconta ad AsiaNews: “La società coreana è dura per chi viene da fuori. Ma queste persone sono la speranza di tutti noi”. L’impegno della Chiesa per l’inserimento e per il riconoscimento dei diritti di chi, minore, vive nel Paese.

Daejeojn (AsiaNews) - I figli dei migranti "sono figli di Dio e una risorsa preziosa, per la Corea e per il mondo. Ecco perché la Chiesa si impegna ogni giorno per loro e per i loro padri, e vuole che anche il governo faccia lo stesso". Lo dice ad AsiaNews il vescovo di Daejeon e presidente della Commissione episcopale per i migranti della Corea del Sud, monsignor Lazzaro You Heung-sik: "Gli immigrati in Corea vivono molte difficoltà, ma il governo ne prende sempre più coscienza. La Chiesa vuole individuare le cause di questi disagi e suggerire alternative valide".

L'appello a favore dei migranti nasce ai margini della riunione della Commissione: "Ci vediamo quattro volte l'anno, tutti coloro che a livello diocesano aiutano queste persone. Ogni realtà è diversa e la Corea ha delle diocesi che da questo punto di vista non si somigliano: in alcuni punti ci concentriamo più sugli aspetti medici e sanitari - ad esempio per i rifugiati dalla Corea del Nord - mentre in altri siamo più impegnati per l'istruzione e l'avviamento al lavoro".

Gli immigrati in Corea hanno vita difficile: il Paese è molto chiuso dal punto di vista sociale, e la priorità "è quella di far capire ai cittadini che siamo tutti esseri umani e figli di Dio. Per questo insisto molto nella formazione evangelica di coloro che poi opereranno sul campo. Senza formazione non ci sono basi, è come costruire sulla sabbia. Ma ogni anno abbiamo delle soddisfazioni in più, e questo è molto bello".

Le etnie più frequenti nel Paese sono cinese, filippina e vietnamita: "Tutti asiatici, e questo rende le cose più facili e più difficili allo stesso tempo. Ma dobbiamo impegnarci sempre e sempre di più per tutti". Dello stesso avviso è p. Marco Kim Pyeong-han, della Commissione pastorale per il lavoro dell'arcidiocesi di Seoul: "La maggioranza dei figli di immigrati non registrati non godono delle tutele statali. Ma hanno il diritto di riceverle, altrimenti rischiamo di creare gravi danni a loro e alla nostra società".