La nuova costituzione siriana entra in vigore tra bombardamenti e la denuncia di un massacro
La nuova legge fondamentale, approvata secondo il governo dall'89,4% dei votanti, annuncia il multipartitismo, ma permette ad Assad di restare presidente fino al 2028. Il fotografo Paul Conroy e la giornalista Edith Bouvier, feriti, hanno potuto lasciare Homs, dove ieri sono stati trovati i corpi di 68 persone, con ferite di armi da fuoco e di coltelli.

Beirut (AsiaNews) - La nuova Costituzione siriana è in vigore: lo stabilisce il decreto n. 94 del presidente Bashar al-Assad. A quanto sostenuto dal Ministero degli interni, la nuova legge fondamentale dello Stato è stata approvata dall'89,4% di coloro che hanno partecipato al referendum indetto da Assad. Al voto, del quale le opposizioni avevano chiesto il boicottaggio, ha preso parte, però, solo il 57,4% degli elettori.

Le modifiche alla Costituzione cancellano il principio per il quale il partito Baath ha un  ruolo fondamentale per lo Stato e la società e permettono il pluralismo politico. Elezioni dovrebbero svolgersi entro tre mesi. Viene anche posto il limite di poter essere eletti alla presidenza della Repubblica solo per due volte. Ma il limite entrerà in vigore alla fine dell'attuale settennato di Assad e non sarà retroattivo. Il che vuol dire che Assad - al potere dal 2000 e con scadenza nel 2014 - potrà restarci fino al 2028.

Mentre il governo festeggia quello che afferma essere un suo successo, dal fronte delle opposizioni giungono notizie della prosecuzione dei bombardamenti dell'esercito e degli scontri che ieri avrebbero provocato 128 morti, 68 dei quali vittime di un "massacro" perpetrato a Homs: uomini, donne e bambini uccisi da armi da fuoco, ma anche a coltellate.

Dalla "città martire" giunge stamane la notizia che è stato possibile evacuare il fotografo inglese  Paul Conroye la la giornalista francese Edith Bouvier  feriti nei giorni scorsi: sono in Libano. Il Comitato internazionale della Croce rossa ha fatto sapere di aver anche potuto far entrare suoi operatori a Hama, cosa che veniva impedita dal 17 gennaio e di aver potuto distribuire aiuti a 12mila persone.

Sul fronte internazionale, da un lato c'è la volontà di aumentare la pressione su Damasco, con L'Europa che annuncia nuove, più dure sanzioni, mentre il primo ministro del Qatar, Hamad bin Jassem al-Thani ieri ha detto di essere favorevole all'invio di armi agli insorti. "Dobbiamo - ha detto nel corso di una visita ufficiale in Norvegia - fare qualunque cosa sia necessaria per aiutarli, compreso l'invio di armi per difendersi". Dall'altro, Russia e Cina continuano a contestare la volontà di quanti vorrebbero un impegno internazionale contro Assad. In un articolo pubblicato ieri, Putin accusa gli occidentali di "mancare della pazienza necessaria per elaborare un approccio equilibrato" alla crisi, chiedendo che l'opposizione armata faccia le stesse cose che vengono chieste all'esercito. Da Pechino, il portavoce del Ministero degli esteri, Hong Lei, ha polemizzato con gli Stati Uniti, invitandoli a guardare alla situazione dell'Iraq, a dieci anni dal loro intervento. (PD)