Vite ai margini: la discriminazione di donne cristiane e indù in Pakistan
Elaborato dalla Commissione nazionale di Giustizia e pace della Chiesa cattolica, esso testimonia la drammatica condizione delle minoranze femminili. Blasfemia e conversione forzate il primo elemento di minaccia. Livello inferiore di istruzione e maggiore mortalità infantile le altre emergenze.

Islamabad (AsiaNews) - Un livello di istruzione inferiore, le discriminazioni negli ambienti di lavoro, un tasso maggiore di mortalità infantile e tentativi continui di conversioni forzate o accuse pretestuose di blasfemia. È un quadro a tinte fosche, quello che emerge dal recente rapporto sulla condizione delle minoranze femminili in Pakistan, intitolato "Vite ai margini" ed elaborato dagli esperti della Commissione nazionale di Giustizia e pace (Ncjp) della Chiesa cattolica. Lo studio si basa sulle risposte fornite da mille donne cristiane e indù, appartenenti a otto distretti del Punjab e a 18 distretti del Sindh; sono zone in cui vive il 95% delle minoranze religiose del Pakistan, nazione in cui oltre il 90% degli abitanti è di fede musulmana, a grande maggioranza sunnita.

Il primo elemento di discriminazione riguarda le conversioni forzate: una donna su due è stata avvicinata nel tentativo di convincerle a lasciare la religione professata e abbracciare - spesso dietro violenze e coercizioni - l'islam. A questo si aggiunge la "minaccia" - come viene definita nella maggior parte delle risposte - rappresentata dalle leggi sulla blasfemia, giudicate "il più serio ostacolo" a una vera parità sociale e culturale.

Un ulteriore elemento è costituito dalla mortalità infantile, che fra gli appartenenti alle minoranze religiose raggiunge quota 10,3%, con 314 decessi di neonati su 3.050 parti; il livello nazionale si attesta invece attorno all'8,7%.

Per quanto concerne l'istruzione, solo il 47% delle donne ha risposto di aver ricevuto un corso di studi adeguato, mentre la media in Pakistan raggiunge quota 57%; la forbice aumenta se si confrontano il dato delle minoranze al grado di educazione nelle città, che per le donne è del 65% circa.

Nella Giornata mondiale dedicata alla donna, che si celebra oggi 8 marzo, gli attivisti di Ncjp confermano che la discriminazione di razza e religione rappresenta una macchia vergognosa per il Pakistan del terzo millennio. Il 43% delle donne, inoltre, sperimenta continue e ripetute forme di discriminazione sul luogo di lavoro ed è vittima di stress e traumi psicologici. Un dato su tutti: il 62% crede che negli attacchi contro le minoranze - vedi Shantinagar, Gojra, Korian e Sialkot - la maggior parte della popolazione non abbia preso le difese delle vittime cristiane.

Peter Jacob, direttore esecutivo di Ncjp, afferma che il rapporto verrà inviato ai governi provinciali del Sindh e del Punjab e al ministero per i Diritti umani e l'Armonia interconfessionale. Esso sarà a breve disponibile sul sito ufficiale della Commissione nazionale di Giustizia e pace all'indirizzo www.ncjppk.org.