Hu Jintao contro Bo Xilai, le "riforme" contro il "maoismo". Ma il popolo è escluso
di Wang Zhicheng
È una guerra fra burocrati e principini, fra "il modello Chongqing", che si ispira alla giustizia maoista, e il "modello Wukan", che parla di riforme politiche e liberalizzazioni nell'economia. Ma forse è solo una lotta interna per il potere all'interno del prossimo Politburo.

Pechino (AsiaNews) - Dietro le quinte dell'Assemblea nazionale del popolo, in corso a Pechino, si sta consumando una lotta fra due diverse fazioni del Partito comunista cinese (Pcc). Esse oppongono  il presidente Hu Jintao (a destra nella foto) e la cricca dei "principini", la quinta generazione del Partito, composta da figli di grandi personalità, che dovrebbero prendere il timone del Paese con il prossimo 18mo Congresso del Pcc da celebrarsi in ottobre.

Ai "principini" appartiene infatti Xi Jinping, designato successore di Hu alla segreteria del Partito e alla presidenza. Ma alla stessa cricca appartiene pure Bo Xilai (a sin. nella foto), segretario del Partito a Chongqing, famoso per la sua lotta contro le mafie locali e per il revival dei canti e dello studio del maoismo.

La lotta è sul numero di rappresentanti da inserire nel Comitato permanente del Politburo, vero centro del potere politico ed economico del Paese. Finora le previsioni erano che la fazione di Hu, radicata nella Lega della gioventù comunista, avrebbe avuto tre membri: l'attuale vice-premier Li Keqiang (designato a succedere a Wen Jiabao); il direttore del dipartimento dell'organizzazione del Partito, Li Yuanchao; il segretario del Pcc nel Guangdong, Wang Yang, divenuto famoso per il modo in cui ha placato le rivolte di Wukan. La fazione dei principini voleva immettere Xi Jinping, il vice-premier Wang Qishan e Bo Xilai.

A metà febbraio è però scoppiato il caso di Wang Lijun, un protetto di Bo Xilai, rendendo più difficile per lui l'entrata nel Politburo.

Wang, vice-sindaco di Chongqing, è stato capo della polizia della città e ha dato man forte alla campagna di "pulizia" di Bo,  mandando in prigione centinaia di membri delle triadi e del Partito. Il 6  febbraio Wang si è rifugiato per un'intera giornata nel consolato Usa di Chengdu, chiedendo - forse - asilo politico. La sera è stato preso dalla polizia e portato a Pechino, dove è accusato di  "crimini economici" e soprattutto di "tradimento" dello Stato, anche se nessuno sa con precisione cosa egli abbia fatto. Molti analisti sospettano che la caduta di Wang sia stata provocata proprio da Hu Jintao per indebolire Bo Xilai e proporre un altro della Gioventù comunista nel Politburo.

Per salvare il salvabile, Bo Xilai ha fatto autocritica, confessando la sua poca vigilanza su Wang, e dopo una sua vistosa assenza ieri dall'Anp, oggi ha incontrato i giornalisti difendendo il "modello Chongqing", che prevede una maggiore distribuzione della ricchezza nella società cinese, dove il divario fra ricchi e poveri è abissale.

"Come ha detto il presidente Mao - ha spiegato - nel costruire una società socialista, il nostro scopo deve essere quello di assicurarsi che ognuno abbia un lavoro e cibo da mangiare, che si diventi ricchi insieme... Se solo poca gente è ricca, allora si scivola nel capitalismo e abbiamo fallito. Se una nuova classe capitalista viene creata, abbiamo davvero preso una cattiva strada".

Il punto debole di questa visione è che essa non scalza né il monopolio del potere del Pcc, né il monopolio dell'economia, dando sempre preminenza alle industrie di Stato, che appesantiscono il bilancio della Cina e arricchiscono i principini.

Ma il Paese è ormai da anni sotto la pressione del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, di Stati Uniti, Unione europea, ecc... perché liberalizzi di più la sua economia, anche con riforme politiche. Così, da oltre un anno, Hu Jintao e soprattutto Wen Jiabao stanno lanciando il messaggio per un cambiamento nel modello economico cinese e per il varo di "riforme politiche" (mai ben specificate).

Fino a qualche anno fa lo stesso Wen diceva che  la democrazia era come il fumo negli occhi, un "inquinamento dell'occidente"; oggi la stampa ufficiale propaganda il "modello Wukan", il villaggio dove gli abitanti sono riusciti a cacciare i loro capi corrotti e a fare elezioni democratiche dando la carica di sindaco al capo delle rivolte.

È probabile che questo impegno per le "riforme politiche" - insieme allo stop degli espropri di terreni, causa di tante rivolte, e alla liberalizzazione della società - potrà dare qualche frutto dopo il Congresso del Pcc. Ma è anche probabile che tale discorso sia usato solo oggi per sconfiggere il revival del maoismo da parte dei principini. In ogni caso, o con un maoismo modernizzato, o con un proclama generico di "riforme", quello che manca è la voce del popolo: mai come quest'anno vi sono stati arresti, blocchi di internet, controlli capillari su dissidenti, attivisti della democrazia, avvocati per i diritti umani e giornali. Questi ultimi hanno ricevuto il divieto perfino di accennare alle differenze fra Hu Jintao e Bo Xilai.