Silurato Bo Xilai, principino e maoista di Chongqing
di Bernardo Cervellera
Al suo posto è nominato Zhang Dejiang, alleato di Hu Jintao. Per alcuni questa è la fine del "maoismo"; per altri è la fine di una politica a favore della popolazione. Possibile influenza sui rapporti fra Cina e Vaticano. Rimane una dura lotta di potere per il dominio del Politburo.

Roma (AsiaNews) - Il segretario del Partito comunista di Chongqing è stato silurato stamane, un giorno dopo la conclusione dell'Assemblea nazionale del popolo (Anp). Con un laconico messaggio, la Xinhua ha annunciato che al suo posto andrà il vice-premier Zhang Dejiang, un alleato del presidente Hu Jintao.

L'allontanamento di Bo Xilai getta uno squarcio di luce nella lotta di potere che si sta svolgendo dietro le quinte, in attesa del 18mo Congresso del Partito, che si terrà in ottobre e che segnerà il trasferimento della leadership dalla Quarta alla Quinta generazione (v.: 09/03/2012  Hu Jintao contro Bo Xilai, le "riforme" contro il "maoismo". Ma il popolo è escluso).

Bo Xilai, 62 anni, personalità esuberante e telegenica, era un quasi designato a entrare nel Comitato permanente del Politburo, il gruppo di nove persone che gestisce la politica e l'economia del gigante cinese. Le sue fortune sono scese al ribasso da quando in febbraio, il vicesindaco di Chongqing, Wang Lijun, si era rifugiato nel consolato Usa di Chengdu, forse per chiedere asilo.

Wang era stato capo della polizia della grande zona industriale e si era distinto per una lotta spietata contro le triadi mafiose e contro la corruzione, facendo arresti a centinaia anche fra i big del Partito.

La promozione di Wang a vicesindaco era venuta da Bo Xilai, che lo aveva  premiato per aver attuato alcuni aspetti della sua politica. Bo era divenuto famoso in Cina per il suo voler ritornare allo stile maoista: grande impegno diretto dello Stato nell'economia, lotta alla corruzione, insieme a tentativi ugualitari e populisti di ridistribuzione della ricchezza.

Per attuare questo programma Bo e Wang hanno rilanciato lo studio delle opere di Mao, le canzoni maoiste nei luoghi di lavoro e nelle scuole, e anche un uso spregiudicato della polizia e della giustizia, su cui vi era un'inchiesta voluta da Hu Jintao.

Nei giorni scorsi, Bo era stato assente per un giorno dall'Anp, generando voci sulla sua caduta in disgrazia. Il colpo fatale è venuto ieri durante la conferenza stampa del premier Wen Jiabao, che ha accennato alla necessità urgente di riforme politiche ed economiche, senza delle quali vi è il rischio di un ritorno al caos della Rivoluzione culturale (v.: 14/03/2012 Wen Jiabao chiede "urgenti" riforme economiche e politiche).

Wen ha anche risposto a una domanda sullo scandalo di Chongqing, dicendo che "l'attuale comitato del Partito e il governo devono riflettere seriamente sul caso Wang Lijun e imparare la lezione". Il tono della sua voce era molto alterato, mentre brandiva una penna, agitandola con la mano. Wen ha affermato che lo stesso Wang è sotto inchiesta, ma voci di corridoio lo bollano già come "traditore".

È probabile che pure Bo Xilai sia posto sotto inchiesta, anche se per ora egli conserva il suo posto e le sue cariche a livello nazionale.

Quest'oggi il web cinese è pieno di commenti e previsioni dopo la caduta di Bo. Alcuni vedono il suo allontanamento come la vittoria della Cina sugli ultimi resti di maoismo; altri affermano che, pur con alcuni errori, egli ha fatto il bene della gente.

Negli ultimi due anni, la corrente "maoista" si è diffusa in molti strati del Partito, fino ad intaccare anche l'Amministrazione statale degli affari religiosi: vescovi sequestrati, cerimonie costrette, arresti di sacerdoti, demolizioni di edifici sacri (v.: 20/12/2011 "Vade retro satana": Nessuna religione per i membri del Partito cinese; 24/05/2011 Ritorna il maoismo. Il Partito comunista cinese distrugge se stesso).

Alcuni analisti pensano che il rallentamento dei rapporti fra la Santa Sede e la Cina sono dovuti proprio a queste fiammate di maoismo, che frenavano la leadership di Hu Jintao a procedere sulla strada dei rapporti diplomatici e che ora, con la messa da parte del corifeo maoista Bo Xilai, tutto potrà procedere in modo più spedito. Noi non siamo così sicuri. La politica cinese è alquanto opaca e pragmatica e finora, né Bo Xilai, né Wen Jiabao e Hu Jintao hanno mai messo in discussione  il monopolio del Partito comunista cinese. È possibile quindi che dietro gli slogan "maoisti" e "riformisti" si nasconda solo una lotta interna per il potere.

Per ora, sembra più sicura l'ascesa di Zhang Dejiang, il sostituto di Bo ad entrare nel Comitato permanente del Politburo, aumentando i membri della fazione di Hu, legata alla tradizione della Lega della gioventù comunista.

Bo Xilai era figlio di Bo Yibo, uno degli "immortali" nell'era post-Mao, favorevole alle riforme economiche, ma fautore del massacro di Tiannamen. Il figlio è dunque un "principino" che ha goduto della protezione e dell'aiuto del padre per la sua ascesa. La sua caduta è un segnale  che il pedigree familiare non è più uno scudo. E questo è un messaggio soprattutto a Xi Jinping, l'altro grande principino che dovrebbe diventare presidente e segretario generale al prossimo Congresso del Partito.

Ma il fatto più preoccupante è che di questo teatro  della lotta fra grandi, la popolazione cinese rimane soltanto annoiata spettatrice.