Cina, entro 5 anni "finiranno gli espianti di organi dai condannati a morte"
Pechino ha piĆ¹ volte cercato di evitare domande dirette sull'argomento, ma la scorsa settimana ha ammesso di prelevare organi dai detenuti defunti. La decisione di impedire la pratica non ha basi umanitarie: gli organi in questione vengono da persone "con alto tasso di infezioni e che quindi non vanno bene".

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Il governo cinese ha intenzione di mettere al bando "entro 5 anni" la pratica che prevede l'espianto degli organi dei condannati a morte. Il regime comunista ha ammesso lo scorso 17 marzo questa pratica, dopo aver sempre evitato di rispondere sull'argomento, ma ha sottolineato che gli espianti "sono praticati soltanto sui volontari che ne esprimano la volontà". Lo scrive oggi la Xinhua, che cita il vice ministro della Sanità Huang Jiefu.

La decisione non deriva da intenzioni umanitarie ma dagli enormi problemi di sicurezza e sanità che i trapianti dai condannati comportano. Huang ha dichiarato che "le donazioni dai prigionieri non sono affatto ideali perché i detenuti tendono ad avere alti tassi di infezioni di funghi e di batteri. Dunque, i tassi di sopravvivenza dei soggetti con organi trapiantati in Cina risultano essere stabilmente al di sotto di quelli negli altri Paesi".

Il governo cinese si è trovata più volte nel mirino della comunità internazionale per questa pratica. Secondo le Nazioni Unite, che nel 2009 inviarono un loro membro a visitare le galere cinesi, Pechino "fa pressione sui detenuti per ottenerne la disponibilità alla donazione degli organi". "Le donazioni degli organi da parte dei prigionieri condannati sarà abolita entro cinque anni", e sempre per Xinhua gli ospedali si affideranno "ad un sistema di donazione" promosso a livello nazionale, con 16 province che fanno già parte dei progetti pilota.