Con Bo Xilai e Zhou Yongkang crolla anche la reputazione della polizia cinese
di Peter Mattis
L’epurazione del Segretario del Partito a Chongqing, e del suo braccio destro Wang Lijun, ha aperto una voragine che rischia di trascinare in fondo anche Zhou Yongkang, potentissimo capo degli apparati di sicurezza interna della Cina. Pechino deve scegliere: o cambia metodi rischiando nel campo della stabilità sociale oppure si rassegna a essere sepolta da scandali sempre nuovi.

Pechino (AsiaNews) - Mentre la popolazione cinese si interroga sulla rimozione di Bo Xilai dalla carica di Segretario di Chongqing, che potrebbe essere collegata a un tentativo di colpo di Stato portato avanti dal leader di stampo maoista, il regime blocca ogni forma di speculazione. E con arresti e censure cerca di mettere a tacere la propria popolazione.

Nella scorsa settimana Weibo - il sistema di microblogging simile a Twitter, molto popolare in Cina - ha cancellato alcuni degli account più attivi. La polizia, inoltre, ha arrestato 6 persone e chiuso 16 siti internet: tutti ritenuti colpevoli di rilanciare voci e pettegolezzi sulla sorte politica di Bo e sul suo presunto tentativo di rovesciare la leadership al potere.

Questo articolo di Peter Mattis, che pubblichiamo in una traduzione italiana a cura di AsiaNews, è apparso sul sito della Jamestown Foundation. Nel testo, l'autore spiega quali siano le ripercussioni del terremoto politico già avvenuto nel Paese e soprattutto la battaglia in corso per il controllo della polizia e dei mezzi di sicurezza interna.

La reazione a catena che ha seguito la rimozione del membro del Politburo Bo Xilai dalla carica di Segretario del Partito comunista di Chongqing, avvenuta lo scorso 15 marzo, non ha fatto altro che aumentare l'ondata di voci e speculazioni in tutta la Cina iniziata lo scorso mese quando Wang Lijun - il braccio destro di Bo - ha cercato di ottenere asilo politico presso il Consolato americano di Chengdu [v. Xinhua, 15 marzo; "Hu Jintao Draws Blood with the Wang Lijun Scandal" China Brief, 2 marzo].

Mentre si diffondono le voci su una sparatoria nei pressi di Zhongnanhai [il quartiere blindato di Pechino dove vive e lavora il governo cinese ndt], alcuni speculano sul fatto che Zhou Yongkang - il membro della Commissione permanente del Politburo che detiene il portafoglio per la sicurezza interna - si sia unito a Bo per organizzare un colpo di Stato. Zhou sembra essere lontano dall'attenzione pubblica e si dice che gli sia stato ordinato di stare calmo; forse si trova agli arresti domiciliari.

Tuttavia non è sparito del tutto, e sono pochi i motivi che lo legano in maniera così forte a Bo. Anche alla luce di questo, non si vuole sostenere che la condotta di Zhou sia esente da rimproveri. Gli abusi così ben documentati avvenuti durante le campagne contro il crimine organizzate da Bo (le "dahei"), l'incidente della polizia al Consolato americano di Chengdu e la generale espansione di un apparato di sicurezza quasi fuori controllo suggeriscono che i problemi di Zhou potrebbero derivare dal fallimento nel controllare il suo sistema politico ai livelli dei mai chiariti standard nazionali.

Dal punto di vista di Pechino, o almeno dal punto di vista della fazione che si oppone a Zhou, questo fallimento potrebbe aver danneggiato la reputazione internazionale di Pechino, rallentando il progetto di Pechino di presentare una faccia più morbida e più sofisticata al mondo. Con Wang nascosto al sicuro a Pechino, Bo rimosso dal suo posto e presumibilmente costretto a fissare il cielo, gli osservatori si sono rivolti a Zhou per avere qualche segno di stabilità. Ma l'assenza di Zhou dal palcoscenico pubblico durante una conferenza sulla propaganda legale non ha fatto altro che dare nuovo slancio ai pettegolezzi [v. Central News Agency (Taiwan), 23 marzo; Want China Times, 22 marzo; Bbc, 22 marzo].

Il problema di questi titoli di giornale è che Zhou è molto di rado sotto i riflettori. In effetti è avvistato così raramente che la sua assenza si è notata soltanto in un momento di crisi, e questo in un mese in cui in effetti è stato molto più attivo rispetto ai tre mesi precedenti, da dicembre 2011 a febbraio 2012, basandosi sui rapporti ufficiali e sugli articoli degli Xinhua che lo citano. Le apparizioni pubbliche sono già da tempo una misura inadeguata per chi vuole misurare la fortuna politica dei leader cinesi, ma i problemi di Zhou sembrano in sostanza esagerati.

I pettegolezzi su questi problemi, tuttavia, suggeriscono che potrebbero esserci alcune scintille che covano sotto la cenere politica. Come presidente della Commissione centrale per la politica e il diritto e di altri gruppi chiave nell'ambito della sicurezza interna, Zhou è la figura principale ad avere il controllo di polizia, paramilitari ed elementi di intelligence interna. Questo apparato, tuttavia, non ha contribuito a creare un'immagine positiva della Cina.

Le campagne "dahei" a Chongqing hanno attratto per molto tempo diverse critiche a causa della loro natura politica, delle epurazioni compiute contro gli oppositori politici di Bo e per la collaborazione ufficiale che le autorità hanno offerto ad alcuni elementi criminali [v. "Chongqing's Mafias Expose Grave Woes in China's Legal Apparatus" China Brief, 4 novembre 2009].

Mentre gli intellettuali cinesi riconoscono la responsabilità naturale (o addirittura l'obbligo) del governo di combattere il crimine organizzato, il problema delle campagne anti-crimine di Bo è stato che queste hanno combattuto obiettivi più legati al sentimento popolare e politico, piuttosto che i criminali [v. Chinaelections.org, 15 marzo; 12 luglio 2011; Sydney Morning Herald, 26 marzo, 2011; Economic Observer, 12 gennaio 2011].

Il tenore politico delle campagne "dahei" hanno violato la norma (elaborata dopo il processo alla Banda dei Quattro e la Rivoluzione culturale) che prevede di tenere l'apparato di polizia statale lontano dai processi politici [v. People's Daily, 5 aprile 1979; Xinhua, 30 giugno 1979]. Questo non vuol certo dire che abusi del genere non si siano mai verificati da quei giorni, ma un numero così elevato di pettegolezzi e voci si è verificato di solito in relazione a casi eccezionali come la cacciata di Chen Xitong nel 1995 [v. Ming Pao, 28 aprile 1995].

L'assembramento di polizia davanti al Consolato americano di Chengdu lo scorso mese, mentre Wang Lijun era all'interno, ha attirato su quello che sarebbe dovuto essere un problema interno (se non addirittura un problema del tutto all'interno del Partito) un grande volume di sgradita attenzione internazionale. Wang sarebbe stato etichettato come "un traditore" per aver reso pubblici alcuni segreti del Partito, anche se non è chiaro cosa abbia detto ai rappresentanti americani [v. Scmp, 7 marzo].

Anche se i funzionari di Chongqing e della provincia del Sichuan hanno negato che elementi di pubblica sicurezza siano penetrati all'interno dei confini giurisdizionali del Consolato - e di certo non sono entrate le 70 macchine della polizia di cui si è parlato - un portavoce del municipio di Chongqing ha riconosciuto che la situazione ha obbligato il sindaco Huang Qifan a recarsi a Chengdu [v. Chongqing News Net, 5 marzo].

Per uscire dal problema, Pechino (forse lo stesso Zhou) è stata costretta a inviare il vice ministro per la Sicurezza statale Qiu Jin sul posto per scortarlo nella capitale a spiegare cosa fosse avvenuto [v. Apple Daily, 11 febbraio; Bloomberg, 10 febbraio]. In conclusione, le indagini di Wang hanno portato alla luce un lungo binario di corruzione che porta da Chongqing al Liaoning [v. Ming Pao, 11 febbraio].

Oltre alle attività problematiche di Bo a Chongqing, diversi incidenti relativi al sempre più esteso apparato di sicurezza interna della Cina - come l'attore Christian Bale portato via da alcuni agenti in borghese mentre cercava di visitare qualcuno agli arresti domiciliari - hanno scatenato una sgradita attenzione internazionale sulle attività dirette da Zhou. All'interno, la polizia sta cercando di ottenere di nuovo la fiducia pubblica con la campagna "tre inchieste, tre giudizi"; e la nuova leadership della polizia di Chongqing è stata attiva in maniera particolare dall'incidente di Wang a Chengdu [v. China Police Daily, 28 marzo; "Security Chief's Efforts to Seal Up the Political-Legal Chairmanship," China Brief, 21 febbraio]. A livello internazionale, tuttavia, Pechino avrà più problemi a rettificare l'immagine di una forza di polizia che non ha restrizioni legali.

Punire Zhou potrebbe fornire una risposta politica a chi si chiede come si possa tenere sotto controllo la polizia; tuttavia, non è chiaro come Pechino possa al momento controllare la polizia e allo stesso tempo condannare la propria strategia preferita per preservare la stabilità. Scegliere una strada potrebbe portare con sé delle alternative per l'altra. Le risposte potenziali della Cina per riprendere il controllo potrebbero minare la propria strategia di base per isolare le crisi locali.

La pressione per ri-centralizzare il controllo sulle forze di sicurezza non militari - che includono il ministero della Pubblica sicurezza e la Polizia armata del popolo - potrebbe indebolire la capacità di Pechino di mettere in atto la propria strategia "pensa a livello nazionale, biasima a livello locale" per preservare la stabilità [v. "Wukan Uprising Highlights Dilemmas of Preserving Stability" China Brief, 20 dicembre 2011].

Questa strategia funziona in parte perché Pechino delega la violenza al ministero e alla polizia armata, eliminando il centro dalla responsabilità diretta nelle decisioni di sopprimere chi protesta [v. "Politics and the PLA: Securing Social Stability" China Brief, 30 marzo]. Mentre Pechino potrebbe volere vedere ristabilito un maggior livello di controllo e alcuni potrebbero voler biasimare Zhou per gli abusi della polizia, correggere questo problema sistemico potrebbe avere effetti imprevisti e implicazioni sconosciute nella più ampia strategia cinese di preservare la stabilità.