Taiwan pronta a raddoppiare il turismo proveniente dalla Cina
Nel 2011 oltre 1,78 milioni di cinesi continentali hanno visitato l'isola: Taipei vuole ridurre ancora le limitazioni imposte al turismo dalla Cina per arrivare a mille visitatori al giorno. Ma il vice presidente taiwanese evita di parlare del sistema "una nazione, due aree".

Taipei (AsiaNews/Agenzie) - A meno di un anno dalla revoca del bando che impediva ai cinesi continentali di visitare Taiwan, il governo dell'isola ha annunciato di voler raddoppiare il numero totale di singoli turisti provenienti dalla Cina: lo scopo è quello di arrivare a mille visitatori al giorno. Il Consiglio taiwanese per gli affari cinesi ha confermato la decisione e ha spiegato che questa - in vigore dal prossimo 28 aprile - servirà "per aiutare a stabilire e facilitare i legami fra i due lati dello Stretto".

Pechino considera Taiwan una propria provincia ribelle. Indipendente de facto dal 1949, l'isola ha mantenuto per decenni una politica di grande sospetto nei confronti della Cina continentale. Il bando sui visitatori era motivato dal timore che, una volta arrivati sull'isola, i visitatori cinesi avrebbero potuto comprare documenti falsi per rimanere sul posto a lavorare. Dalla presa di potere dell'attuale presidente Ma Ying-jeou, avvenuta nel 2008, il governo ha iniziato a scongelare i rapporti arrivando appunto alla revoca dei bandi sul turismo.

Nel 2011, secondo i dati dell'Ufficio del turismo, circa 1,78 milioni di cinesi continentali hanno visitato l'isola. Secondo il nuovo accordo, oltre a Pechino, Shanghai e Xiamen saranno ammessi anche turisti provenienti da altre 6 città cinesi: l'obiettivo è di aggiungerne altre 4 l'anno prossimo . Con il 9,4 % del totale, il turismo proveniente dalla Cina è il primo fattore di guadagno per l'industria turistica taiwanese.

Oltre all'economia, segnali di distensione fra Pechino e Taipei arrivano anche dalla politica. Il vice presidente eletto di Taiwan Wu Den-yih, ai margini del Forum di Boao, ha evitato ieri di commentare il controverso sistema "una nazione, due aree" proposto dalla Cina. Secondo il sistema, che si affianca a quello preparato per Hong Kong, Pechino ha il potere assoluto su tutto il territorio cinese - Taiwan compresa - ma lascia molta autonomia locale.

Durante l'incontro con il vice premier comunista Li Keqiang - in procinto di sostituire Wen Jiabao come premier del Paese - Wu non ha voluto parlare della proposta ma ha dichiarato che "Pechino e Taipei dovrebbero mettere da parte le proprie differenze, dando la priorità al miglioramento dello stile di vita delle popolazioni dei due lati dello Stretto".