Sichuan, chiusa con la forza una scuola che insegnava il tibetano
Le autorità temono e proibiscono ogni forma di insegnamento autonomo: in Tibet e nelle province cinesi a maggioranza tibetana si deve parlare e scrivere in mandarino. Arrestati il preside e un insegnante: la scuola era aperta da più di 20 anni.

Dharamsala (AsiaNews) - Le autorità cinesi della contea di Kardze, nella provincia del Sichuan, hanno chiuso con la forza una scuola che insegnava ai giovani in lingua tibetana. Il direttore e un insegnante sono stati arrestati e portati in una località sconosciuta. Secondo Pechino, l'insegnamento del tibetano - la lingua ma anche la cultura, la musica e la storia - è un crimine paragonabile all'indipendentismo.

Alcune fonti confermano l'accaduto. Lo scorso 2 aprile, ma la notizia si è appresa solo ora, un gruppo di agenti in divisa si è recato presso la scuola Khadrok Jamtse Rokten e ne ha ordinato la chiusura. Alle proteste del preside Nyendak e del maestro Yama Tsering hanno tirato fuori le armi. L'istituto opera sul territorio da più di 20 anni ed è finanziato del tutto dai locali.

Subito dopo la chiusura, le autorità hanno inviato a tutte le famiglie della zona l'ordine di inviare i propri figli (maggiori di 7 anni di età) presso la scuola governativa della municipalità di Kardze. Inoltre, tutti sono stati avvertiti di "gravi conseguenze" in caso di riapertura clandestina della scuola.

Pechino considera da tempo la libertà di istruzione una minaccia per il proprio dominio sul Tibet. Sin dall'invasione del 1949, il governo centrale ha imposto ai tibetani di leggere, scrivere e lavorare in cinese mandarino. Lo scopo è quello di stroncare sul nascere ogni possibile spirito indipendentista.