Segregate senza cibo e luce durante il periodo mestruale: donne nepalesi si ribellano al Chhaupadi
di Kalpit Parajuli
Il rito proibisce alle donne di avere contatti con il mondo durante il periodo mestruale. Ogni anno decine di persone muoiono assiderate o soffocate dal caldo. Giovani donne sfidano gli anziani indù e lanciano una campagna di sensibilizzazione in tutto il Paese.

Kathmandu (AsiaNews) - Trattate per secoli peggio degli animali, le donne dei distretti occidentali nepalesi si ribellano alla pratica del Chhaupadi, tradizione religiosa indù che proibisce qualsiasi contatto con il mondo durante il periodo mestruale femminile. Grazie al sostegno di associazioni per i diritti umani e organizzazioni non governative, alcune ragazze sono riuscite a rompere il  muro di omertà e a ribellarsi a tale usanza, lanciando una campagna di sensibilizzazione in tutto il Paese.    

Con la proclamazione dello Stato laico nel 2006, il rito è scomparso nella maggior parte del Nepal. Una sentenza della Corte suprema proibisce tale tradizione e prevede pene severe per coloro che obbligano le giovani a seguirla. Tuttavia esso è ancora diffuso nelle regioni più povere, soprattutto nei distretti occidentali di Accham, Doti, Baitadi, Dadeldhura e Dailekh. Secondo la tradizione del Chhaupadi le ragazze e le donne non possono toccare cibo, familiari, animali, oggetti durante il periodo mestruale. Nelle famiglie dov'è più radicata questa pratica, esse vengono chiuse in una baracca lontana da casa per evitare contatti con il mondo esterno, perché il loro sguardo potrebbe contaminare persone e oggetti.

Negli ultimi anni, i media hanno riportato la notizia di donne morte per assideramento, soffocate dal caldo eccesivo o uccise dal morso di serpenti velenosi. Tuttavia chi segue il Chhaupadi sostiene che sono gli dei ad ucciderle perché hanno trasgredito alla regola. L'ultimo caso risale al gennaio scorso, quando nel distretto di Accham diverse giovani sono morte assiderate nelle loro capanne.

Janaki Buda, 43 anni del villaggio di Lokandra, ha subito per anni i soprusi dei capi famiglia. "Quando ero adolescente - racconta - ero convinta che questa pratica fosse necessaria per evitare l'ira degli dei contro i miei familiari. Negli anni ho capito che il Chhaupadi non è altro che un trattamento disumano della donna, dovuto all'ignoranza e alla superstizione religiosa. Una mattina ho deciso di far entrare mia sorella nella mia casa, anche se era proibito e l'ho convinta a ribellarsi a questa tradizione. "In pochi mesi - aggiunge - anche le altre donne del villaggio si sono unite a noi e hanno iniziato a demolire le capanne dove erano rinchiuse". L'esempio di Buda e delle donne di Lokandra si è diffuso  in altri villaggi grazie alla collaborazione dei familiari più istruiti. In questi mesi il gruppo di donne di Lokandra ha dato il via a una campagna di sensibilizzazione in tutto il Paese, che ha coinvolto membri dell'Unicef e di altre organizzazioni umanitarie. "Il Nepal ora è uno Stato laico - afferma una delle giovani - il nostro messaggio sta circolando nei villaggi e speriamo che in futuro le donne non siano più costrette ad accettare queste tradizioni disumane".