Kerala: le famiglie dei pescatori ritirano le accuse contro i marò italiani
L’Alta corte dello Stato ha accettato l’accordo economico extragiudiziario tra governo italiano e i familiari delle vittime. Esso prevedeva il risarcimento da parte dell’Italia di 10 milioni di rupie (circa 145mila euro) a testa. In cambio, i familiari si sono ritirati dalle cause civili in cui figurano come parte lesa.

Kochi (AsiaNews) - Le famiglie dei due pescatori uccisi in Kerala si ritirano dalle cause civili contro i marò, in cui figurano come parte lesa. L'Alta corte dello Stato ha accettato oggi l'accordo economico extragiudiziario raggiunto tra governo italiano e familiari delle vittime. Esso prevedeva il ritiro delle accuse in cambio del pagamento da parte dell'Italia di 10 milioni di rupie (circa 145mila euro) alla vedova e ai due figli di Jelestein, la prima vittima, e alle due sorelle minori di Ajesh Binki, la seconda vittima. I pescatori sono stati uccisi il 15 febbraio scorso, in un incidente al largo delle coste del Kerala. Unici accusati per la loro morte sono i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che avrebbero sparato scambiando il peschereccio indiano per pirati. I militari erano a bordo della petroliera Enrica Lexie come guardie di sicurezza.

L'accordo economico extragiudiziario non cambia però la situazione accusatoria dei due marò, poiché, come spiega l'avvocato dell'Alta corte del Kerala Vincent Panikulangara, "solo le cause civili intentate dal parente più prossimo del defunto possono essere risolte in via extragiudiziale".

Il prossimo 8 maggio, vi sarà una nuova udienza alla Corte suprema per stabilire in modo (forse) definitivo a chi compete la giurisdizione del caso. Due giorni fa infatti, il massimo organo giudiziario dell'India ha ammesso il ricorso italiano in difesa dei due marò, che rivendica l'illegalità della custodia dei militari in Kerala. La decisione della Corte suprema è arrivata dopo una nota del governo centrale del 20 aprile scorso: in essa si affermava che l'Enrica Lexie non era in acque territoriali al momento dell'incidente, e che la polizia dello Stato non aveva autorità per fermare la petroliera, né per condurre indagini. (GM)