Per il Vesak, Hanoi aumenta i controlli e minaccia i monaci “non ufficiali”
Nel mirino delle autorità la Chiesa buddista unificata del Vietnam (Cubv), movimento dichiarato fuorilegge e vittima di persecuzioni. Nelle province centrali proibiti i festeggiamenti e rimossi cartelloni e pannelli. Attivisti denunciano “maltrattamenti continui” verso i leader religiosi, fra cui il patriarca agli arresti domiciliari.

Ho Chi Minh City (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità vietnamite hanno lanciato una nuova campagna di controlli e repressione contro un'organizzazione buddista, non riconosciuta ufficialmente dal governo, in vista della festività che celebra la nascita del Buddha. Il Vesak numero 2.556 della storia del buddismo si celebra domani, 5 maggio, e rappresenta una delle principali celebrazioni religiose per i fedeli di tutto il mondo. In questi giorni l'International Buddhist Information Bureau (Ibib), con sede a Parigi, ha denunciato un giro di vite impresso da Hanoi contro la Chiesa  buddista unificata del Vietnam (Cbuv), movimento dichiarato fuorilegge e vittima da decenni di persecuzioni del governo comunista.

Secondo la denuncia di Ibib, nelle province centrali di Thua Thien-Hue, Quang Nam-Danag, Phu Yen e Binh Thuan sono in aumento pressioni e minacce della polizia nei confronti dei monaci più anziani, perché siano bandite le tradizionali celebrazioni legate alla festa del Vesak. In particolare, nella zona di Hue le autorità hanno costretto i fedeli a rimuovere cartelloni e pannelli speciali dedicati alla festa e, nelle scorse settimane, diversi leader religiosi sono stati prelevati e sottoposti a interrogatorio. Tuttavia, i monaci hanno opposto il proposito di continuare le celebrazioni e perseguire la lotta non violenza con sit-in e dimostrazioni pacifiche.

Da più di duemila anni il Vesak rappresenta la festa più importante del calendario buddista. Secondo quanto riferisce Radio Free Asia (Rfa), i monaci buddisti del Paese temono un duro intervento delle autorità vietnamite volto a bloccare preghiere e festeggiamenti. "La situazione... riflette i continui raid e maltrattamenti - sottolineano gli attivisti di Ibib - che devono subire i membri della organizzazione Cbuv, dichiarata fuorilegge in tutto il Vietnam". Fra questi vi è anche la condizione del patriarca Thic Quang Do, 84 anni, leader del movimento e fresco di nomina per il premio Nobel per la pace 2012.

La Cbuv non riconosciuta dal governo, è stata la principale organizzazione buddista nel Vietnam meridionale e centrale fino al 1975, quando il governo ha assunto la diretta amministrazione di tutte le sue proprietà e istituzioni. Nel 1981, in seguito al suo rifiuto di sottomettersi al Partito comunista, il governo l'ha sciolta e sostituita con la Chiesa buddista vietnamita, di fatto controllata dallo Stato, ma la Cbuv non ne ha mai riconosciuto l'autorità e non ha smesso la sua attività religiosa. Dagli anni '90 molti monaci sono stati arrestati, mentre il "Supremo Patriarca" Thich Huyen Quang - morto nel luglio 2008 - è stato spesso minacciato per la sua opposizione al governo e ha trascorso lunghi periodi agli arresti domiciliari nella sua pagoda.