Pechino (AsiaNews) - La polizia dello Shandong ha arrestato in maniera arbitraria Chen Kegui, nipote del dissidente cieco Chen Guangcheng, e impedisce all'avvocato della famiglia di avere contatti con lui o con la moglie sottoposta agli arresti domiciliari. L'arresto è avvenuto lo scorso 9 maggio e si riferisce a fatti del 26 aprile, giorno della fuga di Chen dalla provincia verso l'ambasciata americana a Pechino. Lo riferisce il China Human Rights Defender, che monitora la situazione dei diritti umani in Cina.
Le autorità hanno accusato il giovane di "omicidio intenzionale": subito dopo la fuga del dissidente dalla propria casa, infatti, un gruppo di agenti e altre persone non in divisa hanno assalito la famiglia di Chen. Per difendersi, Kegui ha usato un coltello da cucina e ha ferito in maniera lieve alcuni assalitori che erano entrati in casa sua. L'accusa di omicidio non è logica, dato che non è morto nessuno.
La polizia ha messo agli arresti per un breve periodo anche la madre del giovane, Ren Zongju, poi rilasciata su cauzione. Ma al momento impedisce ai legali di avvicinare il ragazzo, che rischia la pena capitale. Liu Weiguo, autorizzato dalla famiglia ad assumere la difesa del caso, è stato "avvertito" del "pericolo di andare a Linyi", la città di residenza di Chen. Altri avvocati, fra cui Chen Wuquan, hanno subito la revoca della licenza. Song Ze, volontario di un'associazione di legali, è sparito.
Dopo una rocambolesca fuga dalla propria casa, il dissidente cieco Chen Guangcheng - noto per le sue battaglie contro gli aborti forzati e gli espropri di terre - si è rifugiato nell'ambasciata americana a Pechino. Convinto da alcuni funzionari a lasciare l'edificio, è al momento in un ospedale della capitale cinese sorvegliato a vista. Le autorità hanno lanciato una campagna di repressione contro i suoi amici e la sua famiglia.