Infermiere cattoliche in Pakistan, “luce di speranza” per poveri e malati
di Shafique Khokhar
Per la loro Giornata internazionale, la diocesi di Faisalabad ha organizzato un incontro cui hanno partecipato anche sacerdoti, suore e cittadini. Le lavoratrici hanno esposto i problemi e invocato maggiori tutele e formazione. Vicario generale: come il sacerdozio, è una “vocazione che viene da Dio”.

Faisalabad (AsiaNews) - Una professione delicata, importante, da svolgere con dedizione missionaria e spirito sacerdotale, perché deve portare "luce e speranza alle persone più miserevoli". Tuttavia, per migliorare sempre più la qualità del servizio offerto al paziente è necessaria una "formazione adeguata e un miglioramento delle condizioni lavorative". Sono i punti emersi in un convegno promosso dai cattolici di Faisalabad, per celebrare la Giornata internazionale delle infermiere che si è tenuta il 12 maggio scorso. Nella sala principale dell'Ospedale del San Raffaele, sotto l'egida della Commissione diocesana per il dialogo interreligioso, si sono incontrati 150 fra sacerdoti, suore, infermiere e semplici cittadini; i presenti hanno recitato preghiere, letto passi della Bibbia, intonato canti e promosso approfondimenti e discussioni sulla professione, le modalità in cui viene svolta oggi e le difficoltà presenti nel comparto sanitario in Pakistan.

Durante l'incontro le infermiere hanno manifestato le difficoltà che devono sostenere ogni giorno, fra cui "enormi pressioni nei luoghi di lavoro, influenze psicologiche e una paga sproporzionata". Al riguardo, esse chiedono un "miglioramento" della situazione e "maggiore rispetto" per la loro professionalità. Oltre a incentivi economici, il governo è chiamato a garantire una "maggiore mobilità, aggiornamento professionale e opportunità educative".

Secondo Naghma Noureen, studioso cristiano, le infermiere "ricoprono un ruolo importante nel migliorare la salute, il benessere e la riabilitazione di tutta la comunità e della nazione intera". Il loro sforzo è "ammirevole" perché, come il Buon samaritano della parabola evangelica, sono al servizio del paziente "senza nemmeno conoscerlo".

Suor Rufina Gill, responsabile del San Raffaele a Faisalabad, denuncia un peggioramento del servizio offerto perché "la gente considera questo nobile servizio come un lavoro, e non una missione". La religiosa invita le infermiere a operare con "onestà", perché si tratta di un servizio "strettamente legato all'umanità", e ricorda l'importanza "della formazione" per un miglioramento della qualità e della professionalità delle operatrici del settore.

Rivolgendosi alle infermiere presenti all'incontro, p. Khalid Rashid Asi - vicario generale della diocesi - le paragona a Dio, perché "entrambi curano i malati". Si tratta, aggiunge, di una professione "molto simile al sacerdozio e una vocazione particolare che viene da Dio". E chiede di "infondere gioia e speranza fra poveri, senza speranza e sfiduciati", in un servizio reso all'umanità sulla falsariga del Messia. Infine p. Aftab James Paul, direttore della Commissione per il dialogo interreligioso, che le invita a "non scendere mai a compromessi" con la loro professione, perché "sono dotate da Dio, della capacità di fare miracoli come Gesù Cristo".