Il Cairo (AsiaNews/Agenzie) - Si sono aperte oggi le urne per le elezioni del nuovo presidente egiziano, dopo 15 mesi dalla cacciata di Hosni Mubarak, seguita dalle rivolte di piazza Tahrir.
Almeno 50 milioni di egiziani sono chiamati a votare fra oggi e domani sotto il controllo e la sicurezza garantita dall'esercito che ha assunto i poteri in modo temporaneo dal febbraio 2011.
Il Consiglio supremo delle Forze armate ha promesso che dopo le elezioni, l'esercito passerà il potere a un governo di civili, ma nel Paese sono in molti a scommettere che i militari faranno di tutto per mantenere il potere economico e politico di cui hanno goduto per quasi 50 anni, fin dai tempi di Nasser.
I principali candidati sono:
Ahmed Shafiq, ex comandante dell'aeronautica, che per breve tempo è stato premier durante le rivolte del febbraio 2011;
Amr Moussa, già ministro ai tempi di Mubarak e ex segretario della Lega araba;
Mohammed Mursi, capo del partito Libertà e giustizia, dei Fratelli Musulmani;
Abdul Moneim Aboul Fotouh, un candidato islamico, ma staccato dai Fratelli Musulmani.
Vi sono altri candidati, ma è molto probabile che la sfida avvenga fra questi quattro. Tutti loro sono espressioni dei poteri militari, dell'establishment di Mubarak, dei Fratelli Musulmani. I gruppi democratici e liberali all'origine della primavera araba, che avevano fatto cadere il rais e domandato un cambiamento della situazione egiziana, non sono riusciti ad esprimere un loro candidato.
È probabile che il loro voto si diriga verso Abdul Fotouh, musulmano, ma non ideologico e aperto a nuove idee, che ha ricevuto il sostegno di liberali, islamici, donne, e diversi parlamentari.
La battaglia più serrata sarà fra Mursi e Amr Moussa. Mursi è sostenuto dai Fratelli Musulmani e dai mullah delle campagne, che influenzano il voto della popolazione rurale con direttive religiose. Ma i Fratelli Musulmani controllano già il parlamento e soprattutto nelle città vi è il tentativo di frenare la loro influenza.
Amr Moussa è di fatto un uomo del tempo di Mubarak, anche se mostra un'aria indipendente. Poiché i militari non godono di molta stima nel Paese, forse essi punteranno proprio alla vittoria di Moussa, col quale condividere il potere. Si calcola che il potere economico dell'esercito si aggiri su un terzo del volume totale del commercio egiziano.
Gli slogan per queste elezioni, osannati alla libertà, si sprecano: "Le prime elezioni libere dopo 5mila anni di storia". Ma il pericolo è che l'insoddisfazione di non trovare candidati adeguati, porti a nuove tensioni e scontri.
Nei 15 mesi dopo Mubarak l'Egitto ha visto molte proteste, spesso soffocate dalla violenza dell'esercito. Ma è soprattutto l'economia a preoccupare. Gli investimenti stranieri nel Paese sono scesi da 6,4 miliardi di dollari Usa nel 2010, a 500 milioni nel 2011; le entrate per il turismo sono scese da 12,5 miliardi di dollari Usa nel 2010 a circa 8,8 nel 2011.
A ciò si aggiunte l'incremento dei prezzi dei cibi (zucchero, olio, riso, pomodori) e dell'energia (gas, petrolio, benzina). Molti padri non riescono a garantire il cibo sufficiente per le loro famiglie. Gli analisti affermano che "le condizioni economiche, sociali e di sicurezza dell'egiziano medio sono divenute peggiori che al tempo di Mubarak".
Molta parte della popolazione punta il dito contro i militari che non sono capaci di gestire la transizione democratica.