Punjab: cita il Corano in un sermone, pastore protestante accusato di blasfemia
di Jibran Khan
Minacciato di morte, il rev. Irfan Gill si è salvato grazie all’intervento dei cristiani locali. Egli rischia però una denuncia in base alla “legge nera”. L’imam del villaggio chiede una ritrattazione e pubbliche scuse. Sacerdote cattolico parla di imprudenza in molti pastori protestanti, che “mettono in pericolo la vita di persone innocenti”.

Lahore (AsiaNews) - In un sermone ai fedeli del villaggio ha citato passi del Corano, scatenando l'ira del leader islamico che ora intende citarlo in giudizio per blasfemia. La vendetta potrebbe anche colpire i cristiani, che temono attacchi e rappresaglie della comunità musulmana. Non si è ancora stemperata la tensione a Data Zedka, villaggio del Punjab, teatro di uno scontro innescato dal pastore protestante Irfan Gill, originario di Lahore, minacciato di morte e denunciato alla polizia da Maulana Hafeez Tariq, capo della locale moschea, che ha cercato di aggredirlo con la collaborazione di un gruppo musulmano della zona.  

Il reverendo Gill era stato invitato dalla comunità cristiana a un incontro di preghiera. Nel suo intervento ha citato passi del Corano, per spiegarne errori e incomprensioni alla base delle violenze interreligiose. Tuttavia, egli ha scatenato la reazione del locale imam, che ha invocato il pastore a ritrattare le proprie affermazioni e scusarsi in pubblico.

L'intervento di alcuni cristiani ha consentito di trarre in salvo il reverendo. Resta però ancora pendente la denuncia per blasfemia e a nulla è valso il tentativo di mediazione di un gruppo di anziani cristiani e di attivisti per i diritti umani agli occhi del leader islamico. Maulana Hafeez Tariq esige le scuse in piazza, altrimenti perseguirà per via giudiziaria il pastore Gill.

Sulla vicenda è intervenuto anche p. Munir John, sacerdote cattolico della diocesi di Sialkot, che non nasconde le responsabilità del pastore e l'imprudenza di molti predicatori protestanti che finiscono per esacerbare gli animi. Per p. Munir il pastore Gill "deve tornare indietro e chiedere scusa", piuttosto che "mettere in pericolo la vita di persone innocenti". "Non è la prima volta - aggiunge - che un pastore protestante mette in pericolo la vita di innocenti, con le loro denominazioni e piccole chiese di strada, che costituiscono un facile bersaglio".