Aung San Suu Kyi: per la crescita del popolo birmano, no allo "sconsiderato ottimismo"
di Weena Kowitwanij
La leader dell’opposizione, intervenuta al Forum economico mondiale a Bangkok, spiega che la democrazia in Myanmar non è ancora "irreversibilie". Premier vietnamita sottolinea il “conflitto di interessi” nel mar Cinese meridionale.

Bangkok (AsiaNews) - La leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi lancia un monito contro lo "sconsiderato ottimismo" che ruota attorno alle riforme in Myanmar. Nel primo intervento ufficiale all'estero - dopo aver trascorso quasi 24 anni al confino in patria - tenuto questa mattina a Bangkok, in Thailandia, al Forum economico mondiale (Wef), la Nobel per la pace ha avvertito che il processo non è ancora "irreversibile" e l'attuale Parlamento è ben lontano dall'essere espressione di una piena democrazia. Per questo gli investitori esteri che entrano nel Paese devono evitare di alimentare "corruzione o disuguaglianze".

All'insegna del tema "Plasmare il futuro della Regione attraverso la connettività", si è aperto ieri nella capitale thai il Wef dedicato all'Asia dell'Est; un appuntamento internazionale cui partecipano 630 delegati, circa 200 in più del previsto, provenienti da 50 nazioni. Fra questi vi sono cinque capi di Stato o di governo, da Indonesia, Laos, Thailandia, Myanmar e Vietnam. Tuttavia, la figura che più ha catturato l'interesse di media è la leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld) Aung San Suu Kyi.

La "Signora", eletta di recente in Parlamento, ha spiegato di non essere intervenuta per "dirvi cosa fare" ma per spiegare "ciò di cui abbiamo bisogno". E ha invitato gli investitori e gli uomini d'affari a guardare al popolo birmano, alla gente comune, per garantire loro un "miglioramento" della qualità di vita. Non corruzione e disuguaglianze, ma "posti di lavoro" ha specificato.

In merito alle riforme intraprese dal governo, la leader Nld spiega che andrebbero "collegate a uno sforzo regionale e globale per la condivisione della crescita" perché, anche il Myanmar, intende essere "parte di quel mondo più prospero e pacifico". Infine un richiamo allo "Stato di diritto", che è più importante della tutela legale degli investitori. "Esistono già buone leggi in Birmania - ha concluso la Nobel per la pace - ma non disponiamo di un sistema giudiziario pulito e indipendente. Fino a che non vi sarà questo tipo di sistema, non hanno alcun senso nemmeno le migliori leggi del mondo".

Nella giornata di ieri sono intervenuti alcuni capi di Stato e di governo asiatici, che hanno incentrato il loro discorso sulla necessità di una maggiore collaborazione a livello regionale. Il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono avverte che per diventare centro e polo di attrazione degli investimenti, le nazioni dell'area devono promuovere "autentica amicizia, armonia e un'economia forte"; una cooperazione che non si deve limitare ai Paesi Asean - associazione che riunisce 10 nazioni del Sud-est asiatico - ma va estesa (con rapporti bilaterali) a Cina, Giappone e Corea del Sud. Nguyen Tan Dung, premier vietnamita, ricorda la crisi in atto nel mar Cinese meridionale dove "il conflitto di interessi" che vede opposte Hanoi, Manila e Pechino va risolto "nell'ottica della stabilità" e attraverso "mezzi pacifici". Thongsing Thammavong, Primo Ministro laotiano, sottolinea infine il di "terra di collegamento" che il Laos ricopre a livello regionale, mettendo in comunicazione fra loro vari Paesi.