La tigre coreana spaventa Marchionne, che chiede all’Ue dazi per fermarla
L’amministratore delegato della Fiat sottolinea il disavanzo fra importazioni ed esportazioni nel settore auto fra Ue e Corea e chiede di rivedere l’accordo di libero commercio firmato un anno fa. Contro l’avanzata commerciale, il Vecchio continente riscopre i balzelli.

Bruxelles (AsiaNews) - Contro l'avanzata commerciale e le esportazioni massicce che provengono dall'Asia, l'Unione Europea torna a pensare ai dazi. Questa volta nel mirino non c'è la Cina, ma la Corea del Sud, che secondo Sergio Marchionne - amministratore delegato della Fiat e presidente della Acea - non rispetta in pieno l'accordo di libero commercio stipulato fra Bruxelles e Seoul circa un anno fa. Marchionne ha anche definito la questione "un ammonimento" riguardo a un accordo simile in procinto di essere firmato con il Giappone.

Parlando nella sua veste di presidente dell'Associazione dei costruttori automobilistici europei, Marchionne ha dichiarato: "L'accordo commerciale con la Corea dice che ci sono delle cose da controllore nella fase post-applicazione e io ho incoraggiato il commissario Ue (all'Industria, Antonio Tajani) e altri commissari a farlo".


"Dobbiamo sapere se l'accordo di libero scambio con la Corea del Sud sta dando tutti i benefici che avevano previsto nel momento in cui l'abbiamo firmato - ha aggiunto -. E questa è una buona cosa da fare anche dopo la sua applicazione ed è un ottimo campanello d'allarme per il Giappone". Prima di entrare in riunione con i vertici della Commissione europea, Marchionne ha dichiarato che "parleranno di possibili dazi" su queste importazioni.

"L'unica cosa che chiedo è di guardare ai numeri delle auto importate dalla Corea e delle auto esportate dall'Europa in Corea. Guardate gli ultimi nove mesi, dal primo luglio (2011) alla fine del primo trimestre (2012), e rimarrete sorpresi dalle proporzioni". "Io penso che sia quasi un evento miracoloso - ha concluso -, visto che il mercato europeo è al ribasso da cinque anni consecutivi e le loro esportazioni (della Corea, ndr) sono aumentate in modo sproporzionato rispetto alle nostre esportazioni in Corea".