Migranti vietnamite trattate come schiave in Malaysia
di Nguyen Hung
Provenienti dalle regioni piĆ¹ povere del Vietnam, esse sono costrette a pagare fino a 2mila euro in anticipo per un impiego. I datori di lavoro le sfruttano fino allo sfinimento. Centinaia di donne vittime del racket della prostituzione.

Hanoi (AsiaNews) - Emigrate in Malaysia con la speranza di un futuro migliore e alti salari, migliaia di migranti vietnamite sono vittime di abusi, sfruttamento e prostituzione. Nel Paese islamico lavorano a tutt'oggi circa 100mila vietnamiti. Di questi, il 60% sono donne provenienti dalle regioni più povere del Vietnam. Esse non hanno studiato e possono aspirare a lavorare come domestiche, cameriere e operaie in fabbriche clandestine. Molte di loro vengono ingannate dalle agenzie di impiego e finiscono nel racket della prostizione. Lo scorso 6 maggio la polizia di Kuala Lumpur ha arrestato cinque giovani vietnamite con l'accusa di prostizione. Una di loro aveva meno di 15 anni.

Secondo alcuni operatori sociali residenti in Malaysia,  il traffico di donne vietnamite è diventato ormai una nuova forma di schiavitù.  Una giovane, da poco rientrata in Vietnam, racconta le drammatiche condizioni di lavoro subite durante il suo soggiorno. "Ero costretta a lavorare dalle otto del mattino alle otto di sera - afferma - a volte fino a mezzanotte".  "Un giorno - continua - sono svenuta per la stanchezza, volevo tornare in camera mia, ma il mio datore di lavoro non me l'ha permesso". La ragazza sottolinea che i dormitori dell'azienda erano sono una sorta di "gabbie per uccelli" di pochi metri quadrati da condividere con decine di altre donne, dove per il caldo è impossibile riposare. "Spesso - continua - ero costretta ad alzarmi e a mangiare il riso con il sale per non svenire". 

P. Antony, sacerdote redentorista, afferma che "prima della partenza le agenzie di impiego costringono le donne a pagare da 1000 a 2mila euro per avere la garanzia di un posto di lavoro. Una volta giunte in Malaysia le aziende sequestrano loro il passaporto per poterle ricattare in caso di proteste. Il religioso sottolinea che circa il 10% è di religione cattolica e proviene soprattutto dalle diocesi di Vinh, Thanh Hóa e dalle regioni del Vietnam del Nord.  Dal sito della Commissione Episcopale per la cura pastorale dei Migranti (Ecmi) p. Antony invita sacerdoti, suore e laici vietnamiti ad andare in missione in Malaysia per aiutare i propri fratelli e sorelle migranti.