Il presidente Morsi riconvoca il parlamento sciolto dai militari
Timori per un braccio di ferro fra esercito e Fratelli musulmani. Il decreto presidenziale è stato firmato ieri sera, ma vi sono dubbi sulla sua legalità. Il parlamento potrebbe giù riunirsi domani. Il generale Tantawi convoca d'urgenza una riunione del Consiglio superiore delle forze armate.

Il Cairo (AsiaNews) - Mohammed Morsi, neo presidente egiziano, sfida il Consiglio supremo dei militari (Scaf) e con un decreto legislativo ripristina il parlamento sciolto lo scorso 15 giugno dall'esercito dopo una sentenza della Corte suprema. La legge è stata firmata ieri sera e non è ancora stata presa in considerazione dalla Corte costituzonale.  I militari hanno reagito alla notizia convocando una seduta di emergenza dello Scaf. Secondo fonti locali il parlamento a maggioranza islamista, dovrebbe riunirsi domani. Le sedute saranno regolari fino alle prossime elezioni parlamentari previste in settembre. Intanto sui media egiziani, si accende il dibattito sulla legalità del gesto del presidente. In molti temono l'eventuale scontro aperto fra l'esercito e sostenitori del regime di Mubarak  e i Fratelli musulmani, vincitori delle annullate elezioni parlamentari con oltre il 60% dei voti. Oggi, Morsi e il maresciallo Tantawi, capo dello Scaf, hanno partecipato insieme a una dimostrazione dell'esercito. I due hanno parlato e riso senza dare segni di tensione.  

Diversi analisti giudicano il decreto firmato da Morsi "una sfida aperta lanciata allo Scaf", che darebbe il via a un vero proprio braccio di ferro fra i due poteri. Aly Shalakany, dice al quotidiano egiziano al-Ahram che "occorre verificare se l'esercito ha sciolto il parlamento in base alla sua capacità esecutiva, assunta dai militari in contemporanea alla dissoluzione della Camera, oppure se ha agito in veste di presidente ad interim". In caso i militari avessero agito in base a una piena capacità esecutiva, la mossa di Morsi sarebbe legale poiché dopo l'insediamento i poteri esecutivi dello Scaf sono passati direttamente nelle mani del presidente. Tuttavia in base alla costituzione provvisoria, approvata con un referendum il 30 marzo 2011 non è chiaro se il neo presidente abbia pieni poteri esecutivi.  Shalakany spiega che "ai sensi dell'articolo 25 della Dichiarazione costituzionale, fra i poteri del presidente non figura l'approvazione o l'attuazione di politiche di ordine pubblico. Esso è un termine molto ampio, che può significare qualsiasi cosa. "Se il decreto presidenziale riguarda l'ordine pubblico, Morsi non avrebbe il potere di annullare la decisione dello Scaf". 

Lo scorso 15 giugno la Corte costituzionale ha invalidato l'elezione di un terzo dell'Assemblea del popolo (la camera bassa, uscita dalle elezioni politiche di gennaio con una massiccia presenza dei Fratelli musulmani e dei salafiti) per incostituzionalità di alcuni articoli della legge elettorale.

La sentenza ha consentito allo Scaf - che governa l'Egitto dalla caduta dell'ex rais Hosni Mubarak - di sciogliere l'intera Assemblea e di attribuirsi anche il potere legislativo. Ciò ha fatto gridare al golpe le forze politiche islamiche, in modo particolare i Fratelli musulmani.

Dopo l'elezione presidenziale, Morsi, non potendo giurare davanti al parlamento sciolto, ha giurato il 30 giugno scorso davanti alla Corte costituzionale. La stessa che ha dichiarato nulla l'assemblea. Davanti ai giudici, il neopresidente ha assicurato di rispettare tutti i verdetti della magistratura e della Corte.