Tokyo, enorme bilancio in rosso del commercio nei primi sei mesi del 2012
Un deficit di 2900 miliardi di yen. Le cause sono l'innalzamento dei prezzi di gas e petrolio (e l'aumento delle importazioni di greggio, dopo il disastro di Fukushima) e il rallentamento delle esportazioni verso Usa, Europa, Cina. La moneta forte inibisce l'export.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - Nella prima metà di quest'anno il Giappone ha segnato un deficit record nella bilancia commerciale di 37,3 miliardi di dollari (2900 miliardi di yen). Gli analisti attribuiscono il doloroso risultato all'incremento dei costi energetici e alla riduzione delle esportazioni verso mercati importanti come Usa, Europa e Cina.

Il Paese sta cercando anche di rialzarsi dagli effetti del terremoto, dello tsunami e della crisi nucleare del 2011. Ma a questi problemi si sono aggiunti un innalzamento dei costi energetici, con incrementi del 50% dei prezzi del gas e del 16% del petrolio. Il Giappone infatti, dopo la crisi di Fukushima, sta cercando di rispondere ai bisogni energetici attraverso i combustibili fossili. In un anno le importazioni di greggio sono più che raddoppiate.

Nei primi sei mesi del 2012 le importazioni sono cresciute del 7,4%; le esportazioni sono cresciute solo dell'1,5. Il ministero delle finanze ha fatto notare che si è ridotto soprattutto l'export di semiconduttori e veicoli verso l'Europa, oltre che verso la Cina.

In un anno l'export verso l'Unione europea è sceso del 21,3%; quello verso la Cina del 7,3.

Il Giappone teme che anche il commercio verso gli Usa - pur cresciuto del 15% in giugno - possa ridursi a causa della crisi globale. Inoltre,  la sua moneta, troppo forte e "sopravvalutata", rende costose le sue esportazioni.

Va registrato però che nel solo mese di giugno il Paese ha registrato un bilancio commerciale in attivo di 61.7 miliardi di yen (789 milioni di dollari Usa). Ciò è dovuto soprattutto all'abbassamento del prezzo del petrolio. Rimane invece la preoccupazione per il rallentamento delle esportazioni.