Il neo premier Ashraf nel mirino della Corte suprema pakistana
Il 27 agosto prevista l’udienza in aula del Primo Ministro, perché non avrebbe riaperto l’indagine per corruzione a carico del presidente Zardari. Per lo stesso motivo nel giugno scorso si era dimesso l’allora premier Gilani. Rischio di un nuovo scontro fra istituzioni e instabilità politica nel Paese. Il Ppp cerca una strategia per “sopravvivere politicamente” anche in caso di condanna.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) - La Corte suprema del Pakistan ha convocato in aula il Primo Ministro Raja Pervez Ashraf, perché non avrebbe riaperto il caso di corruzione pendente a carico del presidente Asif Ali Zardari. Una vicenda, quella del procedimento a carico del capo di Stato, che nei mesi scorsi ha portato all'incriminazione dell'ex premier Yousuf Raza Gilani (cfr. AsiaNews 19/06/2012 Islamabad, Corte suprema: Gilani è incompatibile con la carica di premier), il quale ha dovuto abbandonare l'incarico aprendo al contempo uno scontro istituzionale fra esecutivo e giudiziario senza precedenti nella storia del Paese. Analisti ed esperti di politica interna avvertono che il nuovo muro contro muro fra governo e giudici potrebbe acuire il clima di "instabilità" e favorire l'ascesa della frangia estremista.

Il neo premier Raja Pervez Ashraz (nella foto) dovrebbe comparire in aula il prossimo 27 agosto, ma al momento non è possibile capire se egli darà seguito alla richiesta dei giudici. Il leader dell'esecutivo rischia di essere incriminato per "oltraggio" alla Corte, perché col suo comportamento ostacolerebbe il lavoro dei giudici in merito al caso di corruzione in cui è implicato il presidente Zardari. Ieri il Partito popolare pakistano (Ppp), prima forza politica e al governo nel Paese, ha deciso di non inviare una richiesta formale alle autorità svizzere, per procedere alla riapertura delle indagini contro il capo di Stato (Zardari è anche leader del Ppp assieme al figlio Bilawal, ndr); il partito intende invece "resistere" alle pressioni del massimo organismo giuridico "entro i limiti" sanciti dalla Costituzione. Per i leader del Ppp l'obiettivo sarebbe quello di "sopravvivere politicamente" ancora due o tre mesi, anche nel caso in cui i giudici dovessero stabilire la destituzione di Ashraz.

Alla base della vicenda, vi sono guai giudiziari di Zardari che risalgono al 1990 quando la moglie Benazir Bhutto era Primo Ministro del Pakistan. Il capo di Stato è infatti sospettato di aver utilizzato filiali della Swiss Bank per "riciclare denaro sporco", ma l'ex premier Gilani si è sempre opposto alla riapertura dell'inchiesta.  L'allora Primo Ministro si è difeso sostenendo di aver ricevuto indicazioni secondo cui sarebbe stato "incostituzionale" continuare la causa. Al contempo, il presidente Zardari ha più volte ribadito che le accuse a suo carico sono "di natura politica".

Gilani è stato il primo premier della storia del Pakistan a essere condannato da un tribunale. Lo scontro fra poteri - che continua ora con Ashraf - rischia di far cadere nel dimenticatoio le priorità che il Paese deve invece affrontare: dalla crescita economica alla lotta contro la corruzione, la nota dolente del fondamentalismo islamico, unita a un necessario potenziamento dell'istruzione e del tasso di alfabetizzazione.

Inoltre, le sentenze della Corte suprema e i provvedimenti della magistratura rilanciano nel quadro politico nazionale il capo giudice Iftikhar Chaudhry, in passato al centro di un durissimo scontro con l'ex presidente Pervez Musharraf; da allora il magistrato ha manovrato nell'ombra per acquisire sempre più potere e prestigio in Pakistan.