L'Onu cancella la missione di pace in Siria
La sospensione è stata votata ieri dal Consiglio di Sicurezza. Nel Paese non vi sono più le condizioni per continuare il lavoro degli osservatori. Il mandato scade il 19 agosto. La Russia si oppone alla decisione e avverte su potenziali conseguenze negative.

Damasco (AsiaNews/ Agenzie) - L'Onu non rinnova la sua missione di pace in Siria. Il mandato scade il 19 agosto, ma il Consiglio di Sicurezza ha già votato per la sospensione. Secondo Edmond Mulet vice responsabile degli osservatori la situazione sul campo è rischiosa e non vi sono più le condizioni di sicurezza per continuare il lavoro. Lo scorso 15 agosto, una bomba è esplosa nel centro di Damasco proprio davanti all'albergo in cui alloggia il personale delle Nazioni Unite. Nei prossimi otto giorni i 101 osservatori militari lasceranno Damasco. Ma resterà aperto un ufficio civile. "Anche se la situazione è difficile - afferma Mulet - non significa che non dobbiamo affrontare la sfida di tentare un approccio diplomatico per la fine del conflitto".

La fine della missione è stata criticata dalla Russia che teme conseguenze negative per il futuro della Siria. Ieri, Vitaly Churkin, inviato di Mosca all'Onu, ha chiesto a tutti gli Stati del Consiglio di sicurezza di lanciare un appello per la fine del conflitto e ha proposto una riunione a per discutere la crisi aperta anche a Iran e Arabia Saudita.

Iniziata in aprile insieme al piano di Kofi Annan, ex inviato special di Onu e Lega araba, la missione delle Nazioni Unite era già scaduta il 16 giugno scorso. Nonostante il deciso peggioramento delle condizioni di sicurezza e gli ostacoli ad operare indagini sul campo, il Consiglio ha votato per prorogarla di altri tre mesi. Spesso gli osservatori sono stati vittime di attentati, intimidazione e sassaiole da parte di ribelli ed esercito. Il dibattito sul mantenimento della missione in Siria si è acceso dopo le dimissioni di Annan presentate lo scorso 2 agosto e l'impossibilità di convincere le parti a un cessate-il-fuoco.

Intanto, il conflitto rischia di allargarsi anche al Libano. Ieri, i Paesi del Golfo Persico hanno invitato ai loro connazionali di abbandonare il Paese, dopo il rapimento di 20 musulmani sunniti siriani da parte del clan Meqdad, potente famiglia sciita libanese.