Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Il governo siriano è pronto a discutere l'uscita di scena di Bashar al-Assad, ma le sue dimissioni non possono essere una pre-condizione per iniziare qualunque trattativa. A parlare è Qadri Jamil (v. foto), vice primo ministro del regime siriano, in visita a Mosca ieri. È la prima volta che un membro del governo Assad parla in modo aperto della possibilità di dimissioni del presidente. Gli Stati Uniti hanno risposto alle dichiarazioni senza grandi entusiasmi: Victoria Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato, ha infatti definito le parole di Jamil "nulla di nuovo, né incredibile". Intanto, non si fermano gli scontri a Damasco: attivisti dell'opposizione e abitanti affermano che almeno 42 civili sono stati uccisi dall'esercito, nel sobborgo di Maadamiyat al Sham. Ad Aleppo è stata uccisa una giornalista giapponese Mika Yamamoto, corrispondente per l'agenzia di stampa nazionale Japan Press.
A Mosca, Jamil ha incontrato una delegazione cinese e il ministro russo degli Esteri, Sergei Lavrov, il quale ha ribadito che solo il Consiglio di sicurezza dell'Onu può autorizzare l'uso della forza contro la Siria, e ha ricordato l'inutilità di "imporre la democrazia con le bombe". Oltre a parlare delle dimissioni del presidente Assad, in conferenza stampa Jamil ha aggiunto che "quanti contemplano la possibilità di intervenire, rischia di allargare il conflitto oltre i confini siriani". Fonti del regime affermano che il vicepremier è stato mandato a Mosca per discutere un possibile piano per nuove elezioni presidenziali, che ammettano tutti i candidati - incluso Assad. In precedenza, il Consiglio nazionale siriano (Cns), gruppo che raccoglie tutta l'opposizione interna ed esterna al presidente, ha riferito di stare elaborando un governo di transizione, ma non ha ancora chiarito se esso includa figure del regime.
Le parole di Jamil seguono l'avvertimento di due giorni fa del presidente Usa Barack Obama, che ha dichiarato che, in caso di uso di armi chimiche da parte della Siria, gli Stati Uniti potrebbero intervenire. A luglio Damasco ha ammesso di avere armi chimiche e biologiche, ma sottolineando che esse saranno usate "solo in caso di aggressione esterna".
Con la morte della corrispondente giapponese Mika Yamamoto, 45 anni, sale a quattro il bilancio dei giornalisti stranieri uccisi dall'inizio della crisi siriana. Non è ancora chiaro quando sia morta, ma già due giorni fa circolavano voci sul ferimento di una reporter asiatica in una sparatoria. La Yamamoto era stata inviata di guerra anche in Afghanistan (2001) e Iraq (2003).