Kathmandu, basta fast-food: Pizza Hut e Kfc chiudono “a tempo indeterminato”
di Kalpit Parajuli
La “colpa” sarebbe del Partito comunista-maoista nepalese (Cpn-m), che spingeva i commessi a formare un sindacato. L’azienda che dirige la catena statunitense di ristoranti parla di commessi politicizzati e minacce di morte contro i dirigenti. In Nepal le unioni sindacali sono vietate negli esercizi commerciali stranieri.

Kathmandu (AsiaNews) - Il Partito comunista-maoista nepalese (Cpn-m) cerca di difendersi dall'accusa di essere responsabile della chiusura di Kentucky Fried Chicken (Kfc), Pizza Hut e Cream Bell di Kathmandu, fast-food americani famosi in tutto il mondo. Il caso è esploso il 14 agosto scorso, quando la Devyani International, azienda che dirige la catena di ristoranti in Nepal e in India, ha deciso di chiudere a tempo indeterminato i punti vendita per "comportamento turbolento" di commessi politicizzati e "minacce di morte" ai direttori.

Secondo le fonti, dirigenti e impiegati avrebbero iniziato a discutere alcune settimane fa, dopo che quadri del Cpn-m, guidati da Mohan Baidya, avrebbero spinto il personale a formare un sindacato di partito. I problemi sarebbero nati di fronte al rifiuto da parte dei manager di accettare la creazione di un'unione sindacale. L'organizzazione nega però di aver mai aggredito o minacciato alcun membro della dirigenza.

Tejendra Nath Shrestha, presidente della Restaurant and Bar Association of Nepal (Raban), spiega che "in realtà, per legge è vietato creare sindacati all'interno di catene internazionali, come Kfc e Pizza Hut", e questo potrebbe essere all'origine del rifiuto di accettare la formazione dell'unione. In ogni caso, nota l'imprenditore, "la chiusura di questi ristoranti dà una brutta immagine del Nepal, soprattutto tra gli investitori stranieri".

Kfc e Pizza Hut sono state le prime catene di fast-food ad arrivare in Nepal, nel 2009. Insieme a Yum!, esse rappresentano la più grande compagnia di ristoranti al mondo in termini di punti vendita.