Corea, pubblicati (per la prima volta) i testi cardine del buddismo locale
L’Ordine Jogye presenta i 13 volumi che riuniscono la summa del buddismo coreano “per distinguerlo da quello cinese”. Per radunarli e tradurli – mantenendo alcuni testi in cinese arcaico – ci sono voluti 6 anni e 46 diversi esperti.

Seoul (AsiaNews) - Dopo anni di duro lavoro, l'Ordine buddista Jogye - il più antico e il più diffuso in Corea del Sud - ha pubblicato per la prima volta in inglese e in cinese antico i 13 volumi che compongono l'opera omnia del buddismo coreano. Si tratta, secondo alcuni dei monaci curatori, "di un grande passo in avanti. Molti confondono il nostro buddismo con quello cinese: grazie a questi lavori, studiosi e fedeli potranno capire le differenze".

La versione in coreano dei volumi è apparsa lo scorso anno: queste nuove serie serviranno anche per confrontare i testi cardine del buddismo con gli originali, scritti appunto in cinese antico. Nei volumi, intitolati "I lavori collettivi del buddismo coreano", si trovano gli insegnamenti di alcuni fra i monaci più stimati della storia del buddismo coreano fra cui Wonhyo (617-686), Jinul (1158-1210) e Hyujeong (1520-1604).

Al lavoro di ricerca, traduzione ed edizione dei testi hanno partecipato 46 docenti, coreani e stranieri. Lanciata con il patrocinio del ministero sudcoreano della Cultura nel 2006, questa pubblicazione è nata dalla volontà del venerabile Jigwan, leader (defunto) dell'Ordine dal 2005 al 2009.

Kwon Ki-chan, monaco e ricercatore dell'Istituto per lo studio del buddismo e della società, spiega: "Questa serie spiega molte delle peculiarità che rendono unico il buddismo coreano. Abbiamo da sempre la sensazione che non ci siano abbastanza lavori sulla nostra religione comprensibili dai non coreani: con questi volumi vogliamo dare una guida per distinguerci anche all'estero dal buddismo cinese".