Elezioni a Jakarta. Campagna contro un candidato cinese e cristiano
di Mathias Hariyadi
Il 20 settembre i cittadini della capitale alle urne per eleggere il loro leader. Il fronte islamico ha lanciato pesanti attacchi personali di sapore razzista e anti-cristiani. Leader religiosi e imam invitano a votare solo personalità musulmane. Timori di nuove violenze nel “fragile” tessuto sociale indonesiano.

Jakarta (AsiaNews) - Sale la tensione a Jakarta (isola di Java) in vista del ballottaggio del 20 settembre prossimo, in cui verrà assegnata la poltrona di governatore della capitale indonesiana. La campagna elettorale si fa sempre più serrata e non vengono risparmiati attacchi personali nei confronti dei candidati. Il timore è che lo scontro da politico si possa trasformare in etnico e sociale: nella regione iniziano infatti a circolare video, messaggi e cartelloni denigratori nei confronti della coppia che sfiderà l'attuale governatore uscente, rivolti in particolare al candidato alla carica di vice perché di etnia "cinese" e di religione "non musulmana". Nella diatriba sono intervenuti anche leader religiosi e imam, che invitano i cittadini a snobbare personalità che non siano vicine all'islam.

A sfidare il governatore uscente di Jakarta Fauzi "Foke" Bowo il duo Joko Widodo (famoso col soprannome di Jokowi) e il suo vice Basuki Tjahaja Purnama (meglio conosciuto come Ahok). Al primo turno, svolto l'11 luglio scorso, la coppia sfidante ha vinto a sorpresa col 42,6% dei voti, mentre Bowo si è fermato al 34,05%. La partita al ballottaggio si presenta aperta e non è affatto scontata la conferma dell'attuale leader.

A incendiare gli animi della campagna, gli attacchi personali contro Basuki Tjahaja Purnama perché discendente di etnia cinese - è nato a Solo, nello Java centrale - e di religione cristiana. Il tentativo di screditare il candidato alla carica di vice potrebbe però infiammare lo scontro interconfessionale e acuire la tensione fra gruppi religiosi, in una competizione elettorale che assume un significato politico anche a livello nazionale.

Già in passato, infatti, la maggioranza musulmana si è scagliata contro la minoranza etnica cinese - di fede cristiana o buddista - come nel maggio del 1998, all'epoca della dittatura di Suharto, quando migliaia di persone sono state attaccate e colpite con violenza inaudita e brutale. Assalti che si sono ripetuti nel tempo e che testimoniano la "fragilità" del tessuto sociale indonesiano, il Paese musulmano più popoloso al mondo.

Da più parti sono emersi appelli alla popolazione, in cui si chiede di votare per un candidato di etnia Betawi (i nativi di Jakarta, ndr) e che siano di religione musulmana come il governatore uscente Fauzi "Foke" Bowo, una figura moderata all'interno del panorama politico locale. Tra i tanti attacchi personali contro Basuki Tjahaja Purnama, vi sono l'appello di un musicista e leader religioso estremista che, durante il sermone in moschea, ha intimato ai musulmani di non votare il duo Jokowi/Ahok. A questo si aggiungono una serie di filmati su internet riferiti ai drammatici incidenti del 1998, con un messaggio che ricorda che "questo sarà lo scenario" se verrà eletto un discendente di etnia cinese. Infine, l'accusa rivolta a Jokowi di essere un'attivista anti-islamico legato all'universo sionista.