Seoul, migliaia di fedeli in lutto per l’ultimo saluto al reverendo Moon
Iniziano oggi i 10 giorni di lutto, in previsione del funerale che si terrà il 15 settembre. Almeno 150mila persone visiteranno il complesso di Gapyeong, dove è stato allestito un altare con gigantografia del “messia” da giovane. Rose e gigli dalle persone in visita. Esclusa alle esequie la presenza di una delegazione da Pyongyang.

Seoul (AsiaNews/Agenzie) - Migliaia di persone in lacrime, listate a lutto, hanno visitato oggi il quartier generale sud-coreano della Chiesa dell'Unificazione per rendere omaggio e pregare per il loro "messia", il reverendo Sun Myung Moon scomparso lo scorso 3 settembre in seguito a complicazioni derivate da una polmonite. Uomini in nero e donne vestite di bianco hanno preso d'assalto la struttura principale del complesso di Gapyeong, circa 60 km a est di Seoul, per il primo dei 10 giorni di lutto previsti; il funerale si terrà il 15 settembre prossimo.

Dalle prime ore del mattino autobus carichi di fedeli hanno raggiunto il complesso montagnoso di Gapyeong, all'interno del quale è stato allestito uno speciale altare, sul quale svetta una gigantografia di un giovane reverendo Moon (nella foto). Le persone hanno offerto rose e gigli, i fiori preferiti dal fondatore e grande capo della Chiesa dell'Unificazione.

Saranno almeno 150mila le persone che, in questi giorni, si recheranno nella sede della chiesa per l'estremo saluto alla loro guida spirituale, scomparso all'età di 92 anni; fra loro vi saranno sud-coreani e stranieri, fra i quali molti giapponesi. L'altare principale è stato addobbato con bandiere di Corea del Sud, Giappone e Stati Uniti.

Tributi floreali sono stati inviati anche da diverse personalità della politica e della cultura, tra cui il presidente Lee Myung-bak. Nei giorni scorsi anche il leader nord-coreano Kim Jong-un aveva inviato un messaggio di cordoglio per la morte del reverendo Moon, famoso per i matrimoni di massa e gli affari spregiudicati, che variavano dalle auto al sushi. Nelle ultime ore circolavano voci sulla possibile presenza alle esequie di una delegazione di Pyongyang; notizia smentita però stamane da alti funzionari, secondo cui il regime del Nord è ancora "risentito" per le recenti esercitazioni militari congiunte fra Seoul e Washington.

E mentre i fedeli versano lacrime per la scomparsa del loro "messia", tra i vertici del movimento l'attenzione è rivolta al futuro della Chiesa dell'Unificazione, che ora è affidata al figlio minore Hyung-Jin Moon. Intanto Bo Hi Pak, il più stretto collaboratore del reverendo, ha invitato i membri della setta a "camminare dietro ai due figli e alla moglie" per portare avanti "l'eredità lasciata dal fondatore".

Nato nel 1920 nella zona di Pyongan, ora in Nordcorea, a 15 anni Moon afferma di essere stato chiamato ad essere il nuovo Messia che doveva concludere l'opera di Gesù Cristo, rimasta incompleta dopo la sua crocifissione. Per queste sue idee egli è stato espulso dalla Chiesa presbiteriana. Ma nel 1954, fuggito dalla Corea del Nord, fonda a Seoul la Chiesa dell'Unificazione. Lui e i suoi membri (chiamati "Moon") dovevano costruire un mondo di pace. Per questo egli faceva sposare fra loro coppie di diverse razze e culture e per questo raccoglieva fondi ovunque, rivendicando per i suoi membri - soprattutto giovani -  il titolo di "missionari".

Molto spesso genitori e amici di membri della sua setta lo hanno accusato, anche in tribunale, di manipolare le coscienze dei giovani,  di sfruttarli nel lavoro e di impossessarsi delle loro ricchezze. Secondo cifre fornite dall'organizzazione, la Chiesa dell'Unificazione ha tre milioni di seguaci e ha inviato missionari in 194 Paesi. Ma ex membri e personalità critiche affermano che in tutto il mondo non vi sono più di 100mila Moon.