La Cina “denuncia” Pyongyang. Che reagisce con forza
Una compagnia mineraria cinese che opera in Corea del Nord descrive “un incubo” il dover trattare con i funzionari del posto. E il regime risponde con un violento e inusuale attacco contro l’unico alleato che gli è rimasto al mondo. Pechino vuole subito riforme economiche, oppure smetterà l’invio di aiuti economici.

Seoul (AsiaNews) - Fare affari con la Corea del Nord "è un incubo. Al Paese servono subito riforme economiche reali e immediate". Con queste parole un funzionario del colosso minerario cinese Xiyang ha scatenato una piccola battaglia diplomatica fra Pyongyang e Pechino, l'ultimo alleato rimasto al regime dei Kim.

Il contrattacco è stato repentino: "I commenti negativi espressi dal Gruppo cinese Xiyang nei confronti del sistema nordcoreano fanno parte di una campagna orchestrata dai media per infangare il nome di Pyongyang. Ma noi non resteremo a guardare: la colpa non è nostra, ma della Cina".

I toni sono inusuali per i due Paesi, che nel corso dei decenni hanno mantenuto rapporti cordiali nonostante le provocazioni militari del defunto Kim Jong-il. Dopo la chiusura del tavolo sul disarmo nucleare, la comunità internazionale ha abbandonato la Corea del Nord al proprio destino e solamente la Cina ha continuato l'invio di aiuti economici per il poverissimo Paese.

Secondo diversi analisti, più che un contenzioso reale si tratta degli ultimi avvertimenti che Pechino manda al proprio alleato: sin dallo scorso anno, infatti, i vertici cinesi hanno chiesto a Pyongyang di aprirsi al libero mercato sulla scia delle riforme attuate da Deng Xiaoping in Cina e interrompere il programma di arricchimento nucleare.

Secondo fonti dell'intelligence sudcoreana Kim Jong-un, terzogenito ed erede del "caro leader", ha chiesto più volte ai leader cinesi un incontro per discutere la cooperazione bilaterale ma ha imposto prima l'invio di nuovi fondi. La Cina ha risposto in maniera negativa e questo ha esacerbato la situazione.